L’indignazione dei familiari delle vittime
Le audizioni della commissione d’inchiesta parlamentare sulla pandemia da Covid, presieduta dal senatore di FdI Marco Lisei, si sono aperte con un’ondata di accuse da parte dei familiari delle vittime. Le testimonianze hanno messo in luce la rabbia e la frustrazione per le “mancate terapie”, le “cartelle cliniche false” e l’impossibilità di vedere i propri cari in ospedale, anche dopo la morte.
Sabrina Gualini, presidente del Comitato nazionale dei familiari delle vittime del Covid, ha espresso l’indignazione per il divieto di visita ai parenti in ospedale, chiedendosi: “Cosa c’è di umano nel vietare di vedere il proprio parente ormai morto?” Gualini ha anche sottolineato l’incongruenza tra il divieto imposto ai familiari e la possibilità per i giornalisti di accedere alle aree Covid, aggiungendo: “Non sappiamo nemmeno chi c’era dentro la bara che ci è stata consegnata sigillata.”
Eleonora Coletta, del comitato vittime Covid Moscati di Taranto, ha raccontato la sua esperienza personale, denunciando la morte del marito e del padre per Covid e la gestione anomala del loro ricovero. “Non gli è mai stata fatta una tac, non sono state somministrate le terapie e i sanitari si sono rifiutati di fare il plasma e gli anticorpi monoclonali”, ha affermato Coletta. La sua testimonianza ha evidenziato anche la presenza di “dati falsi” nelle cartelle cliniche, come errori sull’età e sul peso dei pazienti, e la definizione di “invalidi” per persone che in realtà conducevano una vita normale e in salute.
L’attacco di Elisabetta Stellabotte e la replica di Conte
La polemica si è accesa ulteriormente con l’intervento di Elisabetta Stellabotte, figlia di Antonio, deceduto nel 2021, e presidente del Comitato L’altra verità. Stellabotte ha accusato la medicina di aver “sovvertito i principi e ignorato i diritti di malati” e ha puntato il dito sui politici, definendoli i “veri colpevoli” insieme “alla Chiesa” e al suo “grande silenzio”. Ha poi attaccato direttamente i sanitari, accusandoli di “retorica degli eroi” mentre in realtà “erano impegnati nei corridoi a fare i balletti con le colonne sonore”.
L’ex premier Giuseppe Conte ha risposto con un duro attacco, definendo le parole di Stellabotte “inaccettabili” e ricordando che “molti parenti e familiari di sanitari potrebbero sedere al suo posto oggi del tutto legittimamente, con la stessa angoscia e con un dolore non meno profondo”. Conte ha inoltre sottolineato che “da quando è iniziato il Covid quasi mezzo milione di sanitari è stato contagiato e varie centinaia sono morti per curare – anche se non ci sono riusciti – anche i suoi familiari”.
La ricerca della verità e il rispetto per la memoria
Le testimonianze dei familiari delle vittime del Covid sono strazianti e ci ricordano il dolore e la sofferenza che la pandemia ha causato. È fondamentale che la commissione d’inchiesta faccia luce su quanto accaduto, indagando su eventuali errori o omissioni nella gestione della pandemia. La ricerca della verità è fondamentale per dare dignità alle vittime e ai loro familiari e per evitare che tragedie simili si ripetano in futuro. È importante, però, che la ricerca della verità avvenga con rispetto per la memoria delle vittime e per il lavoro degli operatori sanitari, che hanno operato in condizioni estreme e con un carico di responsabilità enorme.