L’American Colony: un rifugio per giornalisti
L’American Colony, un albergo leggendario situato a Gerusalemme, è il punto di osservazione scelto da Alberto Stabile, inviato di Repubblica, per raccontare la storia di sangue e distruzione che ha caratterizzato il conflitto israelo-palestinese a partire dal 1988 fino all’ultimo conflitto scatenato dalla strage di Hamas del 7 ottobre 2023.
L’albergo, che ospitava fino a 300 giornalisti provenienti da tutto il mondo, è stato un luogo di incontro e di scambio per chi si occupava del Medio Oriente. Tra i suoi ospiti più illustri si ricordano Juan Carlos Gumicio, Robert Fisk e Odd Karsten, che nel 1982 scoprirono il massacro di Sabra e Shatila, e Marie Colvin, la giornalista che sfidava i cecchini per portare a casa la verità.
L’American Colony era anche il luogo in cui si incontravano personaggi come Munther, il libraio che offriva testi imprescindibili sul Medio Oriente, e Abu Shain, il divo dei tassisti, che con il suo inglese stentato e i suoi prezzi esosi, riusciva a portare a destinazione i suoi clienti superando ogni ostacolo.
Un luogo di storie e di amori
L’American Colony è stato anche un luogo di storie e di amori. Tra i suoi ospiti, molti hanno vissuto storie d’amore nate in un contesto di guerra, come Gumicio e Marie Colvin, che si sono sposati dopo essersi incontrati all’albergo. Anche Stabile confessa di essere stato invaghito di una fotoreporter americana, Anastasia.
L’albergo è stato un luogo di incontro e di scambio, ma anche di dolore e di perdita. Molti dei giornalisti che hanno soggiornato all’American Colony sono morti, come Gumicio, Marie Colvin, uccisa a 56 anni in un agguato dell’esercito siriano a Baba Amr, e Patrice Claude.
Un luogo di memoria
Oggi, l’American Colony continua ad essere un luogo di memoria per chi si occupa del Medio Oriente. Una nuova generazione di giornalisti ha preso il posto di quelli che se ne sono andati, ma l’albergo conserva ancora il suo fascino e la sua atmosfera unica.
Nel cortile dell’albergo, dove un tempo Lawrence d’Arabia giocava a pallone, si trova una piccola targa che ricorda la morte di Valentine Vester, la donna che, assieme al marito Horatio, ha dato origine al mito dell’American Colony.
Un’analisi di un luogo simbolo
L’American Colony è un luogo simbolo, un microcosmo che riflette la complessità del conflitto israelo-palestinese. Stabile, con il suo racconto, ci offre un’immagine intima e profonda di questo luogo, che ha visto passare generazioni di giornalisti e ha ospitato storie di vita, di amore e di morte. La sua narrazione, che si snoda tra passato e presente, ci aiuta a comprendere meglio il contesto storico e politico del conflitto, e ci invita a riflettere sulla difficile ricerca della verità in un contesto così complesso.