Un gesto di unità e compassione
La veglia di preghiera “Ascoltiamo il silenzio”, organizzata dalla Caritas tarvisina per ricordare le vittime della migrazione, ha visto un momento di forte impatto emotivo. Il vescovo Michele Tomasi e l’imam Sallahdine Mourchid, dell’associazione culturale islamica Attawasol di Montebelluna, si sono abbracciati dopo essersi posti reciprocamente sulle spalle un telo termico, simbolo di accoglienza e di sostegno ai migranti.
L’immagine di questo gesto, che ha coinvolto anche i partecipanti alla veglia, è stata condivisa sui social media, diventando un simbolo di unità e di solidarietà in un momento in cui la questione migratoria è al centro del dibattito pubblico.
Un grido di aiuto che non deve essere ignorato
Il vescovo Tomasi ha sottolineato l’importanza di non ignorare il grido dei migranti, che spesso si trovano in situazioni di grande difficoltà e di sofferenza. “Oggi molti vorrebbero che il grido dei migranti smettesse, perché dà fastidio, perché mette in difficoltà i sistemi economici e gli equilibri internazionali”, ha affermato il vescovo. “Ma noi vorremmo che questa voce, di tutti quelli che nel mondo si mettono in cammino, venisse sentita dai grandi e dai potenti, che potessero ascoltare quel grido e guardare quegli occhi. Preghiamo con insistenza il Signore, diamo voce noi a quel grido di aiuto, perché possiamo accogliere e godere della fraternità con tutti”.
La misericordia e la compassione come valori universali
L’imam Mourchid ha evidenziato i valori di misericordia e compassione che uniscono tutti gli esseri umani, indipendentemente dalla loro fede ed etnia. “La migrazione è parte dell’esperienza umana e Dio benedice gli sforzi di coloro che migrano in cerca di giustizia e sicurezza, e ascolta il grido di coloro che soffrono”, ha affermato l’imam. “Nel Corano si invita alla misericordia e alla solidarietà verso ogni essere umano”.
Un messaggio di speranza e di unità
La veglia di preghiera “Ascoltiamo il silenzio” ha rappresentato un momento di riflessione e di preghiera per ricordare le vittime della migrazione e per chiedere al Signore di dare conforto e speranza a chi si trova in difficoltà. L’abbraccio tra il vescovo e l’imam, insieme al gesto di scambiarsi il telo termico, ha trasmesso un messaggio di unità e di solidarietà, un invito a guardare oltre le differenze e a riconoscere la dignità di ogni essere umano.
Un segnale di speranza in un mondo diviso
L’immagine del vescovo e dell’imam che si abbracciano, dopo essersi scambiati un telo termico, è un segnale di speranza in un mondo spesso diviso da conflitti e tensioni. Questo gesto dimostra che la fede e la compassione possono essere un ponte tra culture e religioni diverse, unendo le persone in un comune desiderio di pace e di solidarietà.