La reazione della cosca al quasi pentimento
“Se si pente il capo scriviamo un altro libro”. Con queste parole, Veneranda Verni, moglie del boss Vito Martino, ha accolto la notizia del pentimento, poi fallito, del capo cosca di Cutro Nicolino Grande Aracri. L’episodio è stato raccontato dal procuratore facente funzioni delle Dda di Catanzaro Vincenzo Capomolla, durante la conferenza stampa dell’operazione Sahel condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone.L’operazione ha portato all’arresto di 31 persone, tra cui la stessa Veneranda Verni. Le indagini, avviate nell’ottobre 2020, hanno svelato come la notizia del tentativo di collaborazione di Grande Aracri abbia scatenato un rimescolamento all’interno della cosca cutrese.”La cosca si è rivitalizzata intorno alla figura di un esponente della consorteria che si trovava in carcere”, ha spiegato Capomolla, riferendosi a Vito Martino, storico componente del clan da sempre alleato ai Grande Aracri. “Dal carcere ha continuato a dare ordini” attraverso la moglie, che non si limitava a trasmettere messaggi, ma “dirimeva controversie e impartiva ordini”.
Il ruolo delle donne e la riorganizzazione della cosca
L’indagine ha evidenziato il ruolo centrale delle donne nella nuova organizzazione della cosca Martino. “Nella fase in cui i Martino prendono potere emerge il ruolo delle donne”, ha spiegato il colonnello Giovinazzo. “L’indagine ha permesso di registrare le reazioni dei sodali alla notizia del pentimento di Grande Aracri: stupore, sgomento. Infine le strutture di comando e militari della cosca si sono mosse per colmare il vuoto e si sono strette intorno alla figura di Vito Martino”.Con il riemergere di Vito Martino, la cosca ha riavviato le sue attività criminali, focalizzandosi su estorsioni e traffico di stupefacenti. Le estorsioni sono state condotte in tutti i settori dell’attività economica del crotonese, dall’edilizia alla produzione di olio. Il traffico di droga ha portato la cosca ad entrare in contatto con la comunità rom di Catanzaro.
La forza intimidatrice della cosca Martino
L’indagine ha registrato sette episodi estorsivi, di cui sei portati a termine con dazioni di denaro da parte delle vittime. “La mancanza di denunce da parte delle vittime, al massimo qualche confidenza strappata”, ha sottolineato il comandante del reparto operativo Angelo Maria Pisciotta. “La nascente cosca Martino godeva già di una forza intimidatrice intrinseca”.L’operazione Sahel ha svelato la capacità di adattamento e la resilienza della cosca Martino, che ha saputo riorganizzarsi e riprendere le proprie attività criminali dopo il quasi pentimento di Nicolino Grande Aracri. L’indagine ha evidenziato il ruolo chiave delle donne all’interno della cosca e la sua forza intimidatrice, che ha reso difficile la denuncia da parte delle vittime.
Il ruolo delle donne nella criminalità organizzata
L’operazione Sahel ha evidenziato il ruolo sempre più centrale delle donne nella criminalità organizzata. Veneranda Verni non è solo un’esecutrice di ordini, ma una figura di leadership che assume decisioni e gestisce il potere all’interno della cosca. Questo fenomeno, che si sta diffondendo in diverse organizzazioni criminali, solleva interrogativi importanti sul ruolo e la responsabilità delle donne in contesti violenti e illegali.