Il ritorno degli spettri: un monito dal passato
“Quando qualcosa è irrisolto, torna e ti presenta il conto.” Con queste parole, Monica Maggioni, giornalista e scrittrice, ha introdotto il suo nuovo libro “Spettri. Il male che credevamo di esserci lasciati alle spalle” (Longanesi) durante un incontro a Pordenonelegge. Il libro è un’analisi lucida e profonda su come il passato, con le sue ferite e i suoi fantasmi, continui a perseguitarci, tornando a bussare alle porte del presente in forme spesso inaspettate.
Maggioni affronta temi scottanti come la questione palestinese, il terrorismo, la narrativa neonazista e le conseguenze di guerre e conflitti, evidenziando come i “fantasmi” del passato non siano semplicemente scomparsi, ma si siano nascosti sotto la superficie, pronti a riemergere con violenza e imprevedibilità.
“Gli spettri sono venuti a cercarmi la sera del 7 ottobre”, ha raccontato Maggioni, riferendosi al momento in cui è giunta la notizia del massacro compiuto da Hamas. “Ci eravamo illusi che la questione palestinese non ci fosse più, perché da un decennio non se ne parlava. Ma c’era un enorme non detto nascosto sotto al tappeto.” Questo “non detto”, secondo Maggioni, è una delle tante questioni irrisolte che la società contemporanea tende a ignorare per la loro complessità e la loro potenziale capacità di destabilizzare l’ordine costituito.
Il peso del passato: una riflessione sul presente
“Spettri” non si limita a indagare sulla questione palestinese. Maggioni amplia il suo sguardo, analizzando altri spettri del passato che continuano a perseguitare l’umanità: i neonazisti americani ed europei, i torturatori iraniani, i 40 mila figli dell’Isis rinchiusi in un campo al confine tra Iraq e Siria. Il libro esplora la diffusione della narrativa neonazista negli Stati Uniti, la pericolosa normalizzazione del discorso d’odio e l’influenza di internet nella diffusione di ideologie estremiste.
Maggioni cita il manifesto dell’attentatore di Utøya, un testo letto da migliaia di persone online, come esempio di come le idee violente e discriminanti possano trovare terreno fertile nel cyberspazio. Il libro affronta anche le conseguenze a lungo termine dei conflitti, come il caso dei ministri afghani che hanno trascorso 12 anni a Guantanamo, un esempio di come la guerra non si limiti a lasciare ferite fisiche, ma possa segnare profondamente la psiche degli individui e delle società.
Il messaggio di Maggioni è chiaro: “Gli spettri non tornano: semplicemente, non se ne sono mai andati”. Per affrontare il presente e costruire un futuro più sereno, è necessario confrontarsi con il passato, con le sue ombre e le sue ferite, senza negarle o minimizzarle. “Solo lavorando sulla memoria e sulla non negazione possiamo compiere dei passi in avanti”, conclude la giornalista.
Un futuro incerto: le elezioni americane e la questione palestinese
Maggioni si sofferma anche sulle imminenti elezioni statunitensi, sottolineando come la corsa presidenziale sia un momento cruciale per definire il ruolo degli Stati Uniti nel mondo e il loro rapporto con le istituzioni nazionali e internazionali. “In America nella corsa presidenziale è in gioco il rapporto profondo con le istituzioni nazionali e internazionali. Qualcosa da rispettare e su cui investire da un lato, o invece da disprezzare, legittimando spaccature e conflitti, in una dinamica poco più che personale dall’altro”, afferma Maggioni.
Infine, Maggioni si sofferma sulla questione palestinese, esprimendo il suo sostegno alla teoria dei due popoli e due stati come soluzione al conflitto. La giornalista sottolinea la necessità di un approccio pragmatico e realistico per affrontare la complessità del problema, evitando facili semplificazioni e soluzioni utopistiche.
Riflessioni sul passato e sul presente
“Spettri” è un libro che invita alla riflessione profonda sul passato e sul suo impatto sul presente. Maggioni ci ricorda che il passato non è un capitolo chiuso, ma una forza viva che continua a plasmare il presente e a influenzare il futuro. La sua analisi lucida e priva di facili soluzioni ci spinge a confrontarci con la complessità del mondo, a non cedere al fascino delle semplificazioni e a cercare soluzioni concrete e sostenibili per costruire un futuro più sereno.