Sciopero nazionale dei direttori del Ministero della Giustizia
Il Coordinamento nazionale Direttori Giustizia ha proclamato uno sciopero nazionale per venerdì 20 settembre, a seguito di una manifestazione tenutasi il 10 settembre a Roma, davanti alla Cassazione, che ha visto la partecipazione di circa 600 direttori, più di un terzo del totale. La protesta è motivata dalla difesa del profilo professionale dei direttori, ritenuto “messo in discussione” dall’ultima bozza di contratto collettivo integrativo, e dalla richiesta di essere inclusi nell’area delle “elevate professionalità”, la quarta area di prossima istituzione nel comparto giustizia.
Le ragioni della protesta
Al centro della protesta si trova la critica alla bozza di contratto collettivo integrativo, ritenuta non soddisfacente per i direttori. Il Coordinamento nazionale Direttori Giustizia evidenzia come il contratto non tenga conto del ruolo fondamentale svolto dai direttori all’interno del sistema giudiziario, mettendo in discussione il loro profilo professionale. Inoltre, i direttori chiedono di essere inclusi nell’area delle “elevate professionalità”, una nuova area di lavoro che sarà istituita nel comparto giustizia, per riconoscere il loro alto livello di competenza e responsabilità.
Il sostegno alla protesta
La protesta dei direttori ha ricevuto il sostegno di diverse associazioni e forze politiche. L’Anm, Associazione Dirigenti Giustizia, la Cassa Cancellieri e decine di vertici di uffici giudiziari di primo e secondo grado hanno espresso la loro solidarietà alla causa dei direttori. Anche la politica, sia di maggioranza che di opposizione, ha mostrato il suo appoggio, con ben sei diverse interrogazioni parlamentari presentate.
Un segnale di malcontento
Lo sciopero nazionale dei direttori del Ministero della Giustizia rappresenta un segnale di forte malcontento all’interno del sistema giudiziario. La protesta evidenzia la necessità di un confronto serio e costruttivo tra il governo e i direttori, per garantire il riconoscimento del loro ruolo e la valorizzazione del loro profilo professionale. La mancata inclusione dei direttori nell’area delle “elevate professionalità” potrebbe avere un impatto negativo sul morale e sulla motivazione di questa categoria, con potenziali ripercussioni sull’efficienza del sistema giudiziario.