Il sangue di Giulia si è “acceso” nel soggiorno
Il processo per l’omicidio di Giulia Tramontano, incinta al settimo mese, continua a Senago. Oggi, il responsabile della scientifica dei carabinieri di Milano ha confermato in aula che il sangue della vittima è stato trovato nel soggiorno dell’appartamento, dove è stata uccisa. L’investigatore, con l’aiuto di slide, ha mostrato come le analisi con il luminol abbiano evidenziato una forte luminescenza nel pavimento della sala, che si è illuminata “quasi a giorno” durante gli accertamenti. Questo dimostra che Giulia è stata uccisa proprio lì, nel soggiorno di casa.
Il pavimento si è “acceso” per parecchi minuti, a causa di una copiosa presenza di sangue che nemmeno una accurata pulizia è riuscita a cancellare. Questo indica che la vittima è stata colpita ripetutamente in quel punto, e che il sangue è penetrato profondamente nel pavimento, rendendo impossibile la sua completa rimozione.
Il divano e il tappeto puliti, ma le tracce ci sono
Gli accertamenti sul divano e sul tappeto, invece, hanno dato esito negativo. L’investigatore ha spiegato che il divano, al momento del brutale assassinio, era probabilmente coperto con un telo mai ritrovato, mentre il tappeto era stato tolto dal pavimento. Questo suggerisce che l’assassino ha cercato di cancellare le tracce del delitto con grande cura.
La mancanza di sangue sul divano e sul tappeto, nonostante l’evidente presenza di sangue nel pavimento, indica che l’assassino ha agito con premeditazione e ha cercato di nascondere le prove del suo crimine.
Il materiale trovato nell’appartamento: prove di pulizia e occultamento
L’investigatore ha inoltre repertato parecchi “flaconi di ammoniaca e candeggina, sacchi di plastica e guanti” nell’appartamento. Questo materiale, secondo la ricostruzione, è stato usato per ripulire la scena del delitto e per sbarazzarsi del corpo di Giulia. La presenza di questi oggetti conferma che l’assassino ha cercato di occultare le prove del suo crimine, cercando di cancellare qualsiasi traccia di sangue e di violenza.
L’uso di ammoniaca e candeggina è un metodo comune per rimuovere il sangue dalle superfici, ma non è sempre efficace. In questo caso, la presenza di sangue sul pavimento dimostra che la pulizia non è stata completa, e che le analisi con il luminol sono state in grado di rivelare le tracce nascoste.
Tracce di sangue sulle scale e tra la cantina e il box
Un altro investigatore è stato chiamato a deporre sulle tracce di sangue relative al trascinamento del cadavere, che Impagnatiello ha tentato anche di bruciare, sulle scale della palazzina e tra la cantina e il box. Le tracce di sangue trovate in questi punti forniscono ulteriori prove del modo in cui l’assassino ha cercato di occultare il corpo della vittima.
Il trascinamento del cadavere sulle scale e tra la cantina e il box dimostra che l’assassino ha agito con freddezza e determinazione, cercando di evitare di essere scoperto. Il tentativo di bruciare il corpo suggerisce che l’assassino aveva intenzione di eliminare completamente le prove del suo crimine.
La macchina di Impagnatiello: tracce di sangue nel baule
L’investigatore ha anche descritto le analisi condotte sull’auto di Impagnatiello, dove è stata riscontrata “una fortissima luminescenza nel pianale del baule, durata più di due minuti”. Questo indica che il sangue di Giulia è stato presente nel baule dell’auto, probabilmente a causa del trasporto del corpo o di altri oggetti contaminati dal sangue.
La presenza di sangue nel baule dell’auto è un’ulteriore prova che l’assassino ha cercato di occultare il corpo della vittima e di eliminare le tracce del suo crimine. Il fatto che il sangue sia stato trovato nel baule, un luogo generalmente utilizzato per il trasporto di oggetti, suggerisce che l’assassino ha cercato di nascondere il corpo in un luogo dove non sarebbe stato facilmente scoperto.
La ricerca della verità
L’uso del luminol e gli altri accertamenti scientifici svolti dai carabinieri hanno permesso di ricostruire con precisione la scena del delitto e di fornire prove concrete a sostegno dell’accusa. Questo caso, come molti altri, dimostra l’importanza della scienza forense nella ricerca della verità e nella lotta contro la criminalità. Le analisi condotte hanno permesso di individuare le tracce di sangue, nonostante i tentativi di pulizia e occultamento, e di ricostruire il percorso seguito dall’assassino per sbarazzarsi del corpo della vittima. La ricerca della verità è un processo complesso e delicato, che richiede competenza, professionalità e un profondo rispetto per la memoria delle vittime.