Il grido d’allarme dei calciatori
Il presidente dell’Assocalciatori (Aic), Umberto Calcagno, ha espresso preoccupazione per le prese di posizione di alcuni calciatori di alto livello, tra cui Koundè e Rodri, che hanno minacciato uno sciopero contro i calendari sempre più intensi. Calcagno ha definito la loro protesta più che una minaccia, un “grido di allarme” che parte dai calciatori stessi, preoccupati per il crescente numero di infortuni, e dalle società, che faticano a gestire gli impegni dei loro tesserati.
“È una questione che riguarda la salute dei protagonisti, ma tocca tutto il nostro mondo”, ha sottolineato Calcagno, citando la distribuzione delle risorse, la valorizzazione dei campionati interni, la crescita dei giovani e la salvaguardia del valore sportivo delle competizioni.
Un punto di non ritorno
Calcagno ha evidenziato la gravità della situazione, affermando che si è “arrivati ad un punto di non ritorno”. Insieme al sindacato mondiale FifPro, l’Assocalciatori si è scontrata con la Fifa per contrastare la creazione di nuove competizioni che, secondo Calcagno, “avvantaggiano economicamente l’ente regolatore”.
“Nessuno vuole ostacolare nuove possibilità di introito, ma dobbiamo considerare che per massimizzare i ricavi si rischia di vendere un prodotto scadente”, ha avvertito Calcagno. “Un calciatore dopo la sessantesima partita non può garantire prestazioni al top e ci sono campioni che, con l’istituzione del Mondiale per club, potranno arrivare a giocare 80 partite a stagione”.
Il futuro del calcio in discussione
Calcagno ha posto una domanda cruciale: “Ci dobbiamo chiedere che calcio vogliamo per il futuro”. Ha sottolineato che la questione non è solo economica, ma riguarda la salute dei calciatori, che è alla base dello spettacolo. Inoltre, ha evidenziato l’assenza di discussioni su come distribuire le risorse alle società che non partecipano alle coppe e su come salvaguardare la salute dei calciatori.
“Siamo davvero sicuri che concentrare le risorse sulle competizioni europee, aumentando il gap economico tra i grandi club e le società medio-piccole, sarà la strada migliore per attrarre in futuro più tifosi?” si è chiesto Calcagno, sollevando un interrogativo fondamentale sul futuro del calcio.
Un dilemma complesso
La questione dei calendari troppo intensi e delle proteste dei calciatori è un dilemma complesso che coinvolge diversi aspetti: la salute dei giocatori, l’equilibrio del sistema calcistico, la distribuzione delle risorse e l’attrattiva del calcio per i tifosi. Trovare un punto di incontro che soddisfi tutti gli attori coinvolti è una sfida importante. L’Assocalciatori si è dimostrata sensibile alle preoccupazioni dei calciatori e ha sollevato questioni cruciali che meritano un’attenta riflessione da parte di tutti gli stakeholders del mondo del calcio.