La protesta di Ponomarenko
Maria Ponomarenko, giornalista di RusNews, è stata condannata a sei anni di reclusione per aver criticato l’invasione russa dell’Ucraina e aver denunciato la strage del teatro di Mariupol. Secondo le testate Meduza e Radio Liberty, che citano RusNews, Ponomarenko ha annunciato uno sciopero della fame. La giornalista ha dichiarato che non interromperà la protesta finché il procuratore incaricato del suo caso non si presenterà in aula. Ponomarenko accusa le autorità russe di aver falsificato le sue firme ai protocolli per sette presunte violazioni, che l’hanno portata in cella di punizione. La giornalista sostiene che questa sia una pratica comune utilizzata dalle autorità russe per colpire gli oppositori dietro le sbarre.
Le accuse contro Ponomarenko
Oltre alla condanna a sei anni, contro Ponomarenko è stata aperta un’inchiesta in cui la si accusa di aver provocato “danni” a una guardia. La giornalista respinge categoricamente questa accusa. L’inchiesta rappresenta un’ulteriore pressione su Ponomarenko, che si trova in una situazione di grande difficoltà. Le accuse mosse contro di lei sembrano essere un tentativo di silenziarla e di intimidire altri giornalisti che osano criticare il governo russo.
La libertà di stampa in Russia
Il caso di Maria Ponomarenko è un esempio lampante della crescente repressione della libertà di stampa in Russia. La condanna e le accuse mosse contro di lei dimostrano come il governo russo stia cercando di silenziare le voci critiche e di controllare il flusso di informazioni. La libertà di stampa è un pilastro fondamentale di una società democratica e la sua soppressione è un segnale allarmante per la democrazia in Russia.