La città non è un luogo di vendetta
“Viareggio non è la città della vendetta: è una città solidale che rifugge qualsiasi tipo di violenza. Ha una storia di libertà e di inclusione che rivendica sempre con orgoglio.” Con queste parole il sindaco di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro, ha risposto al grave fatto di cronaca nera che ha scosso la città, l’uccisione di un nordafricano travolto con l’auto dalla commerciante che aveva rapinato. “Le immagini, violentissime, riprese dalle telecamere di sicurezza e rimandate in tutti i tg, nazionali e non, hanno mostrato un episodio che non può e non deve descrivere la nostra città”, ha aggiunto il sindaco.
Indagini in corso e richieste di rispetto
Del Ghingaro ha sottolineato che le indagini in corso chiariranno tutti gli aspetti e stabiliranno responsabilità e pene, ma ha ribadito che “resta il fatto che una vita è stata spezzata. Le tragedie come questa meritano riflessione e silenzio. E rispetto per tanto dolore.”
L’identità del rapinatore
Intanto sono emersi nuovi dettagli sull’uomo, che si scopre aver vissuto in Italia con un nome falso. Si chiamava Nourdine Naziki, aveva 52 anni ed era marocchino, mentre finora era noto alle autorità italiane come Said Malkoun, 47 anni, algerino.
Proteste e scritte sui muri
Stamani sul cantiere dell’ex Camera del Lavoro a Viareggio è comparsa una scritta a vernice spray ‘Chi ha soldi ha potere, legge non uguale per tutti. Rip Said Malkoun’ per contestare la scarcerazione della commerciante.
Riflessioni sul caso
Questo tragico evento solleva importanti questioni sulla giustizia e sulla sicurezza. La scarcerazione della commerciante ha suscitato polemiche e proteste, mentre l’identità fittizia del rapinatore solleva interrogativi sulla sua storia e sulle sue motivazioni. Il caso di Viareggio è un esempio di come la violenza e la criminalità possano colpire qualsiasi comunità, e di come la ricerca della giustizia possa essere complessa e controversa.