Un nuovo atto di violenza nel carcere più pericoloso dell’Ecuador
La direttrice del Centro di Riabilitazione Sociale Uomini n. 1 di Guayaquil, conosciuto come Penitenciaría del Litoral, è stata assassinata a colpi di pistola mentre si recava in ospedale. María Daniela Icaza Resabala, questo il nome della donna, è stata intercettata dai sicari armati mentre si trovava alla guida della sua auto, diretta al Guasmo Sur. Tre proiettili hanno messo fine alla sua vita, mentre l’autista che la accompagnava è rimasto ferito. L’agenzia penitenziaria del paese, SNAI, ha confermato l’accaduto.
Un carcere martoriato dalla violenza
Il Penitenciaría del Litoral, che ospita oltre 6.500 reclusi, fa parte di un complesso di cinque carceri ed è stato teatro di alcuni dei peggiori massacri negli scontri tra narcotrafficanti. Dal 2021 ad oggi, si contano circa 460 prigionieri uccisi tra le sue mura, secondo il network ecuadoriano Primicias. La situazione è così grave che il sistema penitenziario del paese è presidiato dalle Forze Armate dal 9 gennaio scorso, quando il presidente Daniel Noboa ha decretato lo stato di conflitto armato interno, in risposta all’occupazione simultanea di nove prigioni ed altri atti violenti.
Un sistema penitenziario in crisi
L’uccisione della direttrice del Penitenciaría del Litoral è solo l’ultimo episodio di violenza in un sistema penitenziario in profonda crisi. La situazione è aggravata dalla presenza di fazioni criminali che si contendono il controllo delle carceri, con scontri violenti e omicidi che diventano la quotidianità. Il governo ecuadoriano si trova a dover affrontare una sfida complessa, con l’obiettivo di ristabilire l’ordine e la sicurezza all’interno delle prigioni.
Un segnale preoccupante
L’uccisione della direttrice di un carcere è un segnale preoccupante che evidenzia la fragilità del sistema penitenziario ecuadoriano e la mancanza di sicurezza per i funzionari che lavorano in queste strutture. La violenza all’interno delle carceri è un problema complesso che richiede una risposta integrata, che coinvolga non solo le forze di sicurezza, ma anche programmi di riabilitazione e reinserimento sociale per i detenuti.