Nuovo stop del Tar alla stretta sulla cannabis light
Il Tar del Lazio ha nuovamente bloccato la stretta del governo sulla cannabis light, sospendendo per la seconda volta in meno di un anno il decreto del ministero della Salute che equipara il cannabidiolo (CBD) alle sostanze stupefacenti. La decisione, che arriva in attesa della sentenza definitiva del 16 dicembre, ha suscitato reazioni contrastanti nel panorama politico italiano.
Il provvedimento oggetto della sentenza, come specificato da Palazzo Chigi, è slegato da quello inserito nel ddl sicurezza che vieta la vendita della cannabis light, con un Thc inferiore allo 0,2%.
L’associazione Imprenditori Canapa Italia, che ha presentato il ricorso, ha accolto con favore la decisione, sottolineando il grave pericolo economico e sociale che l’applicazione del decreto avrebbe comportato per il settore della canapa industriale.
Anche esponenti politici di diversi schieramenti hanno commentato la sentenza, con posizioni contrastanti. Angelo Bonelli di Europa Verde ha definito la decisione come un ‘stop al furore ideologico del governo Meloni’, mentre Riccardo Magi di +Europa ha sottolineato come la sentenza smonti la propaganda proibizionista del governo sulla cannabis light.
La deputata del M5s Gilda Sportiello ha affermato che la sentenza ‘ci dà ragione’, sostenendo che il CBD non dovrebbe essere classificato tra le sostanze psicotrope e stupefacenti in assenza di chiare evidenze scientifiche.
Al contrario, la viceministra del Lavoro e delle Politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, ha espresso la sua contrarietà all’assunzione orale di prodotti contenenti cannabis, definendoli pericolosi per la salute individuale e pubblica.
L’Associazione Coscioni ha accusato il governo di sprecare risorse per una decisione antiscientifica e non in linea con le convenzioni Onu.
Il dibattito sulla legalità della cannabis light
La sentenza del Tar riaccende il dibattito sulla legalità della cannabis light in Italia. Il governo, con il ddl sicurezza, ha cercato di vietare la vendita della cannabis light, mentre il Tar del Lazio ha sospeso il decreto che equipara il CBD alle sostanze stupefacenti.
Il dibattito si concentra sul ruolo del CBD, un cannabinoide non psicoattivo, e sulla sua classificazione come sostanza stupefacente. Le posizioni sono contrastanti: da un lato, chi sostiene che il CBD non sia pericoloso e che la sua commercializzazione non rappresenti un rischio per la salute pubblica; dall’altro, chi ritiene che l’assunzione orale di prodotti a base di cannabis sia pericolosa.
La sentenza del Tar del Lazio rappresenta un passo importante in questo dibattito, ma la questione rimane aperta. La sentenza definitiva del 16 dicembre potrebbe fornire un quadro più chiaro sulla legalità della cannabis light in Italia.
Le conseguenze della sentenza
La sentenza del Tar del Lazio ha importanti conseguenze per il settore della canapa industriale. La sospensione del decreto che equipara il CBD alle sostanze stupefacenti potrebbe riaprire la strada alla vendita di prodotti a base di cannabis light.
Tuttavia, la questione della legalità della cannabis light rimane complessa e il dibattito è destinato a continuare. La sentenza definitiva del 16 dicembre potrebbe fornire un quadro più chiaro sulla legalità della cannabis light in Italia e sulle sue implicazioni per il settore della canapa industriale.
La sentenza ha anche riacceso il dibattito sulla politica del governo in materia di cannabis. Le posizioni sono contrastanti: da un lato, chi sostiene che il governo stia adottando una politica proibizionista e che la cannabis light non sia pericolosa; dall’altro, chi ritiene che il governo stia agendo correttamente nel tutelare la salute pubblica.
La sentenza del Tar del Lazio ha aperto un nuovo capitolo in questo dibattito. La sentenza definitiva del 16 dicembre potrebbe fornire un quadro più chiaro sulla politica del governo in materia di cannabis e sulle sue implicazioni per la società italiana.
Considerazioni personali
La sentenza del Tar del Lazio è un passo importante nel dibattito sulla legalità della cannabis light in Italia. La decisione di sospendere il decreto che equipara il CBD alle sostanze stupefacenti è un segnale positivo per il settore della canapa industriale, che rischiava di subire gravi danni economici.
Tuttavia, la questione della legalità della cannabis light rimane complessa e il dibattito è destinato a continuare. La sentenza definitiva del 16 dicembre potrebbe fornire un quadro più chiaro sulla legalità della cannabis light in Italia e sulle sue implicazioni per il settore della canapa industriale e per la società italiana.
È importante ricordare che il CBD è un cannabinoide non psicoattivo e che non rappresenta un rischio per la salute pubblica. La sua classificazione come sostanza stupefacente è discutibile e non trova riscontro in evidenze scientifiche.
Il governo dovrebbe adottare una politica più pragmatica e basata su evidenze scientifiche in materia di cannabis. La criminalizzazione della cannabis light non ha senso e non ha portato a risultati positivi. Il governo dovrebbe invece concentrarsi sulla regolamentazione del settore della cannabis, garantendo la sicurezza e la qualità dei prodotti e tutelando la salute pubblica.