Dalla Swinging London al grande schermo
Chi non ricorda la bellissima e fragile Julie Baker alias Pamela di “Effetto Notte” o l’elegante e svagata Anna Carla Dosio de “La donna della domenica”? Grazie a due film europei amati in tutto il mondo, come i loro registi, François Truffaut e Luigi Comencini, la protagonista di entrambi divenne un’icona del miglior cinema d’autore.
Ma chi negli anni ’70 aveva passioni meno cinefile ricorderà Jacqueline Bisset per le scene subacquee di “Abissi” (diretto nel 1977 da Peter Yates), un film che fece ricco il suo produttore per la moda della “maglietta bagnata” della protagonista e fece invece infuriare l’attrice che si vedeva ridotta a pin-up girl in stile “Playboy”. Sta di fatto che quell’anno venne definita “la donna più bella del mondo” e che l’affascinante inglesina, nata il 13 settembre di 80 anni fa a Weybridge nel Surrey, resta anche oggi in bilico tra l’incarnazione della bellezza assoluta e il fascino dell’attrice capace di plasmare un’epoca.
La raffinata signora che ancora adesso si regala apparizioni tra cinema e televisione è un modello di stile, sobrietà e discrezione che la tiene da sempre distante dallo stereotipo della star, nonostante le oltre 300 copertine sui più famosi periodici del mondo, la Legion d’onore ricevuta nel 2010, i film indimenticabili che ne hanno scandito la carriera.
Per anni gli appassionati di cinema si sono chiesti se dovevano pronunciare il suo nome all’inglese o alla francese. La sua perfetta padronanza di tre lingue (la terza è l’italiano) la rendevano una perfetta incarnazione del cinema europeo, anche se è merito del free cinema inglese e poi di Hollywood aver fatto della giovanissima modella un’attrice.
Winifred Jacqueline Fraser Bisset è figlia di un medico scozzese e di un’avvoca anglo-francese (Arlette Alexander) che la incoraggiò a farsi largo nella Swinging London degli anni ’60. Pigmalione per caso, Richard Lester la fece debuttare in “Non tutti ce l’hanno” (1965) ma è Roman Polanski a darle il primo ruolo riconosciuto, un anno dopo, in “Cul de sac”. Grazie ai servizi di moda Jacqueline si fa notare ed entra così nel cast del “pastiche” di Val Guest e John Huston “007 Casinò Royale” (la svagata Miss Goodthighs) e nella romantic comedy “Due per la strada” (Jackie, una passioncella estemporanea di Albert Finney, marito redento di Audrey Hepburn).
Il successo ad Hollywood e la consacrazione in Europa
È il 1967 e per Jackie Bisset si aprono le porte di Hollywood grazie al contratto con la 20th Century Fox. Un colpo di fortuna (la rinuncia di Mia Farrow) le offre il primo ruolo da protagonista accanto a Frank Sinatra in “Inchiesta pericolosa” (1968), ma è a fianco di Steve McQueen in “Bullit” diretta da Peter Yates che diventa una stella riconosciuta. L’enorme successo del successivo “Airport” del 1970 (è la hostess incinta dal comandante Dean Martin) completa la sua affermazione oltre oceano.
Talento irrequieto, Bisset cerca la sua strada tra produzioni di medio calibro, sfiora il capolavoro con “L’uomo dei 7 capestri” di John Huston (è la figlia di Paul Newman in una stravagante elegia sulla fine del West), ma è in Europa che avrà la consacrazione grazie a “Effetto Notte” di Truffaut che poi vincerà l’Oscar per il miglior film straniero nel 1974 e ancora tre nominations l’anno dopo.
Confortata dal successo nella sua seconda patria, la Francia, grazie al duetto con Jean-Paul Belmondo in “Le magnifique” di Philippe De Broca e da quello mondiale di “Assassinio sull’Orient Express” di Sidney Lumet, l’attrice resta in Europa e in Italia diventa regina grazie a “La donna della domenica” a fianco di Marcello Mastroianni.
Un decennio magico e un’eredità duratura
È il decennio magico per Jacqueline Bisset che inanella successi popolari vestendo i panni della bella Janet in “Candidato all’obitorio” con Charles Bronson, di Jackie Onassis ne “Il magnate greco” (con Anthony Quinn), nell’esilarante commedia “Qualcuno sta uccidendo i più grandi cuochi d’Europa” con George Segal per un totale di 20 ruoli in 12 mesi. L’ultimo ha ancora il profumo dell’Italia (“Amo non amo” di Armenia Balducci), ma a Cinecittà tornerà volentieri per “Rossini! Rossini!” di Mario Monicelli nel 1991.
Lavora molto Jackie Bisset – negli ultimi anni come star della tv per serie celebri come “Ally McBeal”, “Rizzoli & Isles” e “Nip/Tuck” – e anche il cinema la richiama spesso in servizio (tre film in arrivo e due in produzione), ma gli ultimi successi personali risalgono indubbiamente agli anni ’80 quando a fianco del patinato “Orchidea selvaggia” di Zalman King si conferma grande attrice per l’ultimo lavoro di George Cukor “Ricche e famose” (in coppia con Candice Bergen) e col vecchio maestro John Huston in uno spettacolare “Sotto il vulcano” con Albert Finney.
Non si è mai sposata nonostante una lunga storia d’amore con Michael Sarrazin e altri tre compagni di lungo corso, vive spesso nella casa avita, un maniero della campagna inglese, è madrina di Angelina Jolie ma non ne ha mai fatto sfoggio, difende la sua privacy con un sorriso smagato ed elegante.
Per noi italiani rimarrà per sempre la gentildonna torinese descritta da Fruttero & Lucentini in “La donna della domenica”: inafferrabile, distante, passionale, elegante, capace di far girare la testa al mediterraneo commissario Santamaria (Marcello Mastroianni), ma anche capace di un fuoco segreto che sarebbe piaciuto a Sir Alfred Hitchcock.
Un’icona di stile e un’attrice di talento
Jacqueline Bisset è un’icona di stile e un’attrice di talento che ha incantato il cinema per decenni. La sua bellezza iconica e la sua capacità di interpretare ruoli memorabili l’hanno resa una delle attrici più amate e apprezzate del cinema internazionale. Il suo talento e la sua eleganza continuano ad affascinare il pubblico, rendendola un’icona che non smette di brillare.
Un’eredità di bellezza e talento
Jacqueline Bisset rappresenta un esempio di come la bellezza e il talento possano convivere e creare un’eredità duratura nel mondo del cinema. La sua capacità di interpretare ruoli complessi e di incarnare personaggi memorabili l’ha resa un’attrice di grande spessore, capace di affascinare il pubblico con la sua eleganza e la sua naturalezza.