Indagine indipendente conferma la non-squalifica dei nuotatori cinesi
Un’indagine indipendente commissionata dalla World Anti-Doping Agency (Wada) ha confermato la decisione dell’agenzia di non squalificare 23 nuotatori cinesi che avevano dato positivo a un test antidoping prima dei Giochi Olimpici di Tokyo 2020. I 23 atleti erano risultati positivi alla trimetazidina, un farmaco per il cuore che è vietato nello sport, ma non furono sanzionati. L’indagine, condotta dal procuratore svizzero Eric Cottier, ha concluso che non vi è alcuna prova che la Wada abbia commesso errori o abbia favorito gli atleti cinesi.
Il governo cinese ha accolto con favore le conclusioni dell’indagine. “Per principio, la Cina ha sempre rispettato rigorosamente le normative internazionali in materia di doping e ha un atteggiamento di tolleranza zero nei confronti del doping”, ha dichiarato il portavoce del ministero degli Affari esteri, Mao Ning.
L’Usada esprime preoccupazione e chiede ulteriori indagini
Non tutti sono d’accordo con le conclusioni dell’indagine. L’Usada, l’agenzia antidoping degli Stati Uniti, aveva accusato la Wada di aver soffocato l’inchiesta. “Le conclusioni del rapporto “confermano le nostre preoccupazioni”, ha risposto in un comunicato il capo dell’Usada Travis Tygart, chiedendo ulteriori indagini. “Gli atleti puliti danno tutto quello che hanno per raggiungere l’eccellenza e questo rapporto mostra che il regolatore mondiale dell’antidoping non ha dato loro la stessa cosa in cambio”, ha aggiunto.
La Wada ammette la necessità di migliorare le procedure
La Wada ha ammesso che ci sono “lezioni da imparare” da questo caso e che le regole antidoping e le procedure amministrative potrebbero essere rafforzate. Il direttore generale dell’agenzia internazionale, Olivier Niggli, ha annunciato che un gruppo di lavoro è stato istituito per presentare raccomandazioni a dicembre. Tra le raccomandazioni, ci sono il miglioramento delle linee guida interne della Wada per la gestione dei casi di doping, una migliore comunicazione dei casi sospetti con le agenzie nazionali antidoping e gli atleti, e l’ottimizzazione del database “Adams” per avvisare i responsabili in caso di ritardo nell’analisi dei test.
Considerazioni
Questo caso solleva importanti questioni sull’integrità dello sport e sulla lotta al doping. È fondamentale che le agenzie antidoping siano trasparenti e responsabili nei loro processi decisionali. Le raccomandazioni della Wada per migliorare le procedure sono un passo nella giusta direzione, ma è importante che l’agenzia continui a lavorare per garantire la fiducia degli atleti e del pubblico. La lotta al doping è una battaglia che richiede un impegno continuo da parte di tutti gli attori coinvolti, dalle agenzie antidoping ai governi, agli atleti stessi.