L’Egitto Apre la Strada a Gaza, ma con un ‘Ma’
L’Egitto ha finalmente dato il suo assenso all’ingresso di Mahmoud Abbas, presidente dell’Autorità Palestinese (Anp), nella Striscia di Gaza. L’ingresso avverrà attraverso il valico di Rafah, ma con una condizione: l’approvazione di Israele. La notizia è stata riportata dal Jerusalem Post, che cita l’emittente tv Kan.
La visita di Abbas era stata annunciata il 15 agosto, con l’intenzione di recarsi a Gaza insieme a membri dell’Anp. Qualche giorno dopo, il ministro palestinese Hussein Al-Sheikh ha inviato una lettera al capo del consiglio di sicurezza nazionale israeliano, Tsachi Hanegbi, per concordare la visita.
Ora, la decisione finale spetta al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che dovrà autorizzare o meno l’ingresso di Abbas a Gaza.
Un’Incognita Strategica
La decisione dell’Egitto di subordinare l’ingresso di Abbas all’approvazione di Israele solleva diverse questioni strategiche. Da un lato, si evidenzia la complessa rete di relazioni tra Egitto, Israele e l’Autorità Palestinese, con l’Egitto che si pone come mediatore tra le due fazioni. Dall’altro, la decisione di Netanyahu avrà un impatto significativo sulle dinamiche politiche in corso nella regione.
Se Netanyahu dovesse autorizzare la visita, potrebbe essere interpretato come un gesto di buona volontà verso l’Anp e un tentativo di favorire il dialogo. Al contrario, un rifiuto potrebbe alimentare le tensioni e rafforzare le posizioni più radicali.
In ogni caso, la visita di Abbas a Gaza, se si concretizzerà, avrà un impatto significativo sulla situazione politica in Palestina. Abbas, che si trova in una posizione fragile, potrebbe cercare di rafforzare la sua leadership e di riconquistare il sostegno della popolazione palestinese.
Un Gioco di Equilibri Delicati
L’approvazione o il rifiuto della visita di Abbas da parte di Israele rappresentano un gioco di equilibri delicato. Da un lato, Israele potrebbe cercare di sfruttare l’occasione per ottenere concessioni dall’Anp, oppure per indebolire la posizione di Hamas, che controlla la Striscia di Gaza. Dall’altro, un rifiuto potrebbe alimentare il malcontento palestinese e rafforzare le posizioni più radicali, con potenziali conseguenze destabilizzanti per la regione.