Manas: un racconto di coraggio e emancipazione
Il GdA Director’s Award della ventunesima edizione delle Giornate del Cinema di Venezia è andato a Manas, il film di Marianna Brennand. L’opera, che punta i riflettori su una provincia sconosciuta del Brasile, racconta una storia universale che ha conquistato la giuria, presieduta dalla regista Joanna Hogg.
Giorgio Gosetti e Gaia Furrer, rispettivamente delegato generale e direttrice artistica delle Giornate, hanno sottolineato come la giuria abbia premiato un’autrice emergente, prodotta da Walter Salles e dai fratelli Dardenne. Il film, definito come “una storia che sembra richiamare l’immagine ufficiale delle Giornate”, racconta il coraggio e l’emancipazione di una ragazza che si trova a dover affrontare un sistema sociale che giustifica le violenze.
Il film affronta il tema della sorellanza e del coraggio di fronte alle difficoltà, portando alla luce un contesto sociale complesso e spesso dimenticato. La storia di Manas, con la sua potenza evocativa e la sua capacità di toccare il cuore, ha conquistato la giuria e il pubblico.
Altri premi assegnati
Oltre al GdA Director’s Award, sono stati assegnati altri premi durante le Giornate del Cinema di Venezia. Il Premio del Pubblico è andato a Taxi Monamour di Ciro De Caro, mentre l’Europa Cinemas Venice Label è stato assegnato a Alpha di Jan-Willem van Ewijk, un thriller d’autore destinato a conquistare il grande pubblico europeo.
Tra i film in lizza per il GdA Director’s Award, si sono distinti anche Super Happy Forever di Kohei Igarashi e Antikvariati di Rusudan Glurjidze. Questi film, con le loro storie e le loro interpretazioni, hanno contribuito a rendere la ventunesima edizione delle Giornate del Cinema di Venezia un evento ricco di emozioni e di spunti di riflessione.
Il valore della scoperta
La scelta di premiare un film come Manas, che racconta una storia universale in un contesto sconosciuto, dimostra l’attenzione delle Giornate del Cinema di Venezia alla scoperta di nuovi talenti e di nuove realtà. L’opera di Marianna Brennand, con la sua potenza narrativa e la sua capacità di toccare il cuore, è un esempio di come il cinema possa essere uno strumento di denuncia sociale e di riflessione sul mondo.