Il potere femminile ai tempi dei social
Il caso Boccia-Sangiuliano, che ha portato alle dimissioni del ministro della Cultura, ha acceso i riflettori su una nuova dinamica di potere femminile. La filosofa della politica Giorgia Serughetti, docente alla Bicocca di Milano, ha definito l’accaduto come un evento “inedito” che “segna una svolta” nel modo in cui le donne si confrontano con il potere maschile.
Secondo Serughetti, “Maria Rosaria Boccia ha gestito totalmente in proprio, senza mediatori, quella che lei chiama la sua verità. La forza dei social è stata determinante ed è la prima volta che accade”. La filosofa sottolinea come, a differenza di casi simili del passato, come quelli che coinvolsero Silvio Berlusconi, Boccia non ha avuto bisogno di “mediatori” per far sentire la sua voce. I social media le hanno permesso di “destrutturare, confutare e quindi far saltare una produzione di narrazioni” controllata da organi di informazione tradizionali.
Serughetti evidenzia come “i media tradizionali non sono più il veicolo principale di propagazione delle narrazioni pubbliche” e che “il controllo che il governo fa dell’informazione può saturare in verità fino a un certo punto lo spazio delle informazioni”. La possibilità di “far coesistere narrazioni diverse” ha permesso a Boccia di “smascherare il gioco” e di “denudare il re”.
Vulnerabilità del potere maschile
Il caso Boccia-Sangiuliano, secondo Serughetti, “racconta moltissimo anche del conflitto oggi tra mezzi di informazione” e di come “la piccolazza del personaggio Sangiuliano, quella che si è rivelata una totale vulnerabilità” sia stata messa in luce dai social media. La sua narrazione al Tg1, “sembra un residuo del passato, di un altro modo di pensare il rapporto tra politica e media, tra politica e informazione”.
Serughetti sottolinea come “il caso ci racconta come sia vulnerabile il potere” e come “il governo sia stato colpito su un terreno che per il governo è significativo, quello della famiglia”. La filosofa evidenzia come “la vulnerabilità non è della persona Sangiuliano ma istituzionale”.
Il caso Boccia-Sangiuliano, secondo Serughetti, “racconta ancora una volta come viene pensato e gestito il potere maschile”. La filosofa critica la reazione della premier Giorgia Meloni, che “non chiama questa donna con il suo nome” e “ha sposato la difesa della figura di potere in cui aveva riposto la sua fiducia, ha trattato Boccia come una approfittatrice”. Serughetti ritiene che Meloni “distingue sempre se stessa dalle altre donne” e che “non è mai uscita una sua dichiarazione di solidarietà con le altre donne o una manifestazione di disagio per il tipo di modello maschile di potere da cui è circondata”.
Un nuovo scenario per il potere femminile?
Il caso Boccia-Sangiuliano rappresenta un momento di svolta nella dinamica di potere tra uomini e donne. L’utilizzo dei social media da parte di Boccia ha dimostrato come le donne possano “parlare” e “raccontare la propria storia” in modo diretto e indipendente, senza la mediazione di organi di informazione tradizionali.
La filosofa Giorgia Serughetti si chiede se questo caso possa aprire la strada a un nuovo scenario per il potere femminile, in cui le donne possano esercitare un potere più diretto e incisivo, liberandosi dalle logiche maschili che hanno dominato per secoli.
Il caso Boccia-Sangiuliano solleva importanti interrogativi sul futuro del potere femminile e sul ruolo dei social media nella società contemporanea. La capacità di “far coesistere narrazioni diverse” e di “smascherare il gioco” potrebbe rappresentare un nuovo strumento per le donne che desiderano far sentire la propria voce e ribaltare le logiche di potere consolidate.
Considerazioni
Il caso Boccia-Sangiuliano rappresenta un momento di svolta nella dinamica di potere tra uomini e donne, evidenziando la crescente importanza dei social media come strumento di comunicazione e di denuncia. La capacità di “far coesistere narrazioni diverse” e di “smascherare il gioco” potrebbe rappresentare un nuovo strumento per le donne che desiderano far sentire la propria voce e ribaltare le logiche di potere consolidate. Tuttavia, è importante non demonizzare le donne che si avvalgono di queste nuove dinamiche, ma piuttosto interrogarsi sulle cause profonde che portano a questi conflitti e sulla necessità di costruire un sistema di potere più equo e trasparente.