L’accusa di evasione e la lettera di Shakira
La cantante colombiana Shakira ha rotto il silenzio sulla vicenda fiscale che l’ha vista protagonista, pubblicando una lunga lettera inedita su El Mundo. Nella missiva, la star del pop latino racconta la sua versione dei fatti e critica aspramente il Fisco spagnolo, accusandolo di “machismo strutturale” e di averla “bruciata sul rogo” per un’accusa di evasione fiscale che definisce “artificiosa”.
Shakira ha ammesso di aver evaso 14,5 milioni di euro nelle dichiarazioni dei redditi fra il 2012 e il 2014, accettando il pagamento di una multa milionaria per evitare una condanna e il carcere. La cantante, tuttavia, sostiene che la ricostruzione del Fisco per dimostrare che aveva residenza fiscale in Spagna dal 2011 è “artificiosa” e che la sua presenza nel Paese era legata alla sua relazione con Gerard Piqué, allora calciatore del Barcellona F.C, e non a una “vocazione di permanenza”.
Shakira accusa il Fisco di aver adottato una “strategia” che “sottende un pregiudizio maschilista”, sostenendo che “un machismo strutturale dà per scontato che una donna può solo seguire un uomo, anche quando non le conviene”. La cantante denuncia la persistenza di questo pregiudizio in settori della burocrazia statale, in contrasto con una società che, secondo lei, “la pensa diversamente”.
La difesa di Shakira e le accuse al Fisco
Nella sua lettera, Shakira definisce “infantile e moralista” la versione data dai tecnici dell’Agenzia Tributaria, assicurando che “la realtà era molto diversa: io ho sempre assolto i miei doveri”. La cantante sostiene che le sue finanze sono state indagate da istituzioni come la Casa Bianca e l’Irs (l’agenzia tributaria degli Stati Uniti) e approvate da altri Paesi dell’Unione Europea, senza mai riscontrare “la minima traccia di illegalità”.
Shakira non risparmia critiche al Fisco iberico, sostenendo che è ormai abituale la “prepotenza di Stato” in casi di presunta evasione fiscale che coinvolgono personaggi celebri. La cantante rileva che “le cose non si risolvono bruciando sul rogo una figura pubblica all’anno” e che “non è la stessa cosa intimidire che convincere la gente”.
Per quanto riguarda la decisione di chiudere un accordo con l’Agenzia tributaria per evitare una denuncia penale, Shakira assicura che il principale motivo fu quello di “proteggere i miei figli”. La cantante scrive: “Ho bisogno che si sappia che le decisioni che presi furono per proteggerli, per restare al loro fianco e continuare con la mia vita. Non per codardia o colpevolezza”.
L’accordo con il Fisco e la condanna
Per chiudere i conti con il Fisco, Shakira ha ammesso una frode di 14,5 milioni di euro ai danni dell’erario, per la quale è stata condannata dal tribunale di Barcellona a tre anni e ha accettato di pagare la multa in cambio della riduzione della pena per evitare di andare in prigione. Il tribunale ha ratificato l’accordo chiuso dalla sua difesa con l’accusa, che chiedeva per Shakira 8 anni di carcere.
La vicenda di Shakira ha suscitato un ampio dibattito pubblico, con molti che si sono schierati a suo favore, accusando il Fisco spagnolo di “machismo” e di averla “bruciata sul rogo” senza ascoltare le sue ragioni. Altri, invece, hanno sostenuto la posizione del Fisco, sottolineando la necessità di garantire l’equità fiscale per tutti.
Riflessioni sul caso Shakira
Il caso Shakira solleva importanti questioni relative al ruolo del Fisco e alla giustizia fiscale. L’accusa di evasione fiscale nei confronti della cantante colombiana ha suscitato un ampio dibattito pubblico, con opinioni contrastanti. Da un lato, è importante sottolineare che la legge deve essere applicata a tutti, indipendentemente dalla fama o dalla ricchezza. Dall’altro, è fondamentale garantire un processo equo e trasparente, evitando di “bruciare sul rogo” persone accusate di reati, soprattutto se si tratta di figure pubbliche. Il caso Shakira ci ricorda che la giustizia fiscale deve essere basata su principi di equità, trasparenza e rispetto dei diritti individuali.