La Commissione interamericana critica lo stato di emergenza in El Salvador
La Commissione interamericana per i diritti umani (CIDH) ha sollevato forti critiche nei confronti del governo di El Salvador, chiedendo l’abrogazione dello stato di emergenza in vigore nel Paese dal marzo 2022. L’organizzazione, con sede a Washington, ha affermato che “non esiste alcuna situazione che giustifichi il mantenimento in vigore della sospensione dei diritti e delle garanzie”. La CIDH ha espresso preoccupazione per l’impatto della misura sui diritti umani, evidenziando che la sospensione delle garanzie costituzionali non è una soluzione sostenibile per affrontare la criminalità organizzata.
L’origine dello stato di emergenza
Lo stato di emergenza è stato introdotto in El Salvador nel marzo 2022, su richiesta del presidente Nayib Bukele. Il governo ha motivato la richiesta con un’escalation della violenza da parte delle gang, che ha raggiunto il picco con 62 omicidi in 24 ore, segnando il giorno più violento dal giugno 2019, quando Bukele ha assunto la presidenza. La misura è stata prorogata per ben 30 volte, con l’ultima approvazione da parte del parlamento l’8 agosto, che la manterrà in vigore fino al 7 settembre.
Un’analisi critica del contesto
La decisione della CIDH di chiedere la revoca dello stato di emergenza in El Salvador solleva un dibattito complesso. Da un lato, è comprensibile la preoccupazione dell’organizzazione per la tutela dei diritti umani in un contesto di sospensione delle garanzie costituzionali. Dall’altro, il governo di El Salvador sostiene che la misura è necessaria per contrastare la violenza delle gang, che rappresenta una grave minaccia per la sicurezza pubblica. La sfida è trovare un equilibrio tra la lotta alla criminalità e la salvaguardia dei diritti fondamentali, un compito arduo che richiede un’analisi attenta e un approccio ponderato.