Un’opera prima che racconta la realtà dei rider
Il regista iraniano Milad Tangshir, che da oltre 13 anni vive e lavora in Italia, ha presentato il suo film d’esordio, “Anywhere Anytime”, alla Settimana della Critica della Mostra del Cinema di Venezia. L’opera, prodotta da Vivo film e Young Films con Rai Cinema, racconta la storia di Issa, un giovane immigrato clandestino senegalese che a Torino, dove dorme in un hub di prima accoglienza, viene licenziato perché senza documenti.
Un amico cuoco e conterraneo, Mario, lo aiuta a comprare una bici usata per lavorare come rider, ma la speranza di un nuovo inizio si infrange quando la bici gli viene rubata durante una consegna. Issa si ritrova così in una spirale sempre più cupa nel tentativo di recuperarla.
L’ispirazione da “Ladri di biciclette”
Tangshir ha spiegato che l’idea del film è nata nel 2018, quando si è avvicinato al mondo dei rider, un fenomeno in piena espansione in Italia. L’interesse del regista si è concentrato sulla composizione antropologica di questa fascia di persone, che comprende spesso italiani in difficoltà economiche e immigrati.
Dopo aver trascorso un’estate con un rider senegalese, Tangshir ha compreso l’importanza della bicicletta come strumento di lavoro e di sopravvivenza per queste persone. L’ispirazione per il film è arrivata proprio dal capolavoro di Vittorio De Sica “Ladri di biciclette”, che ha ispirato il regista a riflettere su chi siano i “ladri di biciclette” di oggi e quali siano le nuove fasce di persone vulnerabili.
Un film che riflette sulla precarietà e la vulnerabilità
“Anywhere Anytime” è un film intenso e coinvolgente che affronta temi come la precarietà, la vulnerabilità e la difficoltà di integrazione per gli immigrati in Italia. Il film è stato girato con attori non professionisti, che riescono a trasmettere con autenticità le emozioni e le difficoltà dei personaggi.
Il film è stato presentato anche al Toronto Film Festival e arriverà nelle sale italiane dall’11 settembre con Fandango.
Un’opera che invita alla riflessione
“Anywhere Anytime” è un film che invita alla riflessione sulla realtà dei rider e sulla loro dipendenza dalla bicicletta come strumento di lavoro e di sopravvivenza. Il regista ha saputo cogliere la fragilità di queste persone e la loro vulnerabilità di fronte alle difficoltà della vita. Il film è un’opera importante che contribuisce a far luce su un problema sociale che spesso viene ignorato.