La triste fine di una balenottera
La carcassa di una balenottera di 13 metri, rinvenuta venerdì sotto i pontili di Porto San Rocco a Muggia, è stata inabissata ieri nel Golfo di Trieste. L’esemplare, un giovane di età compresa fra i 2 e i 5 anni, è stato individuato da alcuni pescatori e ha richiesto un complesso intervento di disincaglio da parte dei sommozzatori.
Il biologo marino dell’Area marina protetta di Miramare, Saul Ciriaco, ha spiegato che la causa del decesso, quando il cetaceo muore nei pressi di un porto, è nella maggior parte dei casi un’infezione pregressa. Questa teoria sarà ora verificata dal Cert di Padova, che analizzerà un tassello di carne prelevato dalla carcassa per appurare l’eventuale presenza di infezioni.
Un’indagine in corso
La mancanza di segni di collisione o ferite sulla parte ventrale della balena suggerisce che la causa della morte potrebbe non essere dovuta a un evento traumatico. L’analisi del Cert di Padova fornirà informazioni cruciali per comprendere le cause del decesso e per contribuire alla conoscenza della salute degli ecosistemi marini.
La morte di questa balenottera solleva un’ulteriore preoccupazione per la salute degli oceani e la necessità di proteggere queste creature delicate. Le attività umane, come l’inquinamento e la pesca eccessiva, possono avere un impatto negativo sulle popolazioni di cetacei, e la loro morte prematura rappresenta una perdita significativa per l’equilibrio degli ecosistemi marini.
Un’occasione di riflessione
La morte di questa giovane balenottera ci ricorda la fragilità degli ecosistemi marini e la necessità di un approccio più sostenibile alle attività umane. È importante che le autorità competenti svolgano un’indagine approfondita per comprendere le cause del decesso e per adottare misure preventive per proteggere le popolazioni di cetacei. La nostra responsabilità verso il futuro degli oceani è grande, e dobbiamo fare tutto il possibile per preservare la biodiversità e la salute di questi ecosistemi vitali.