Un grido di denuncia contro la discriminazione
“Penso che lo sport paralimpico ancora debba crescere parecchio perché ancora viene guardato male: “quello è un disabile”, “quello è amputato”. Ancora le discriminazioni… ma per me non devono esistere. Siamo tutti uguali”.
Con queste parole, Rigivan Ganeshamoorthy, dopo la cerimonia di consegna della medaglia d’oro conquistata ieri nel lancio del disco nella categoria F52 alla Paralimpiadi, ha lanciato un messaggio forte e chiaro contro la discriminazione che ancora persiste nello sport paralimpico.
“Come nel 1960 dobbiamo tornare. Olimpiadi e Paralimpiadi insieme. A Roma le hanno fatte. Le hanno fatte loro 64 anni fa e nel 2024 ancora c’è questa discriminazione”, ha aggiunto con fermezza.
Un percorso sportivo ricco di sfide
Rigivan Ganeshamoorthy ha raccontato la sua storia sportiva, iniziata dopo l’insorgere della disabilità: “Io non ho mai praticato sport prima della disabilità. Prima ho iniziato con il basket, poi ho conosciuto il nuoto, poi l’atletica leggera. Poi la scherma che ancora mi piace tanto ma ho dovuto smettere perché ho un tubo con l’ossigeno. Poi tre mesi fa sono ricascato nel mondo dell’atletico. E poi qui a Parigi è stato un battito di ciglia”.
La sua determinazione e la sua passione per lo sport sono evidenti nel suo racconto, che descrive un percorso ricco di sfide e di successi.
L’emozione della vittoria
“L’emozione l’ho avuto all’inno. Alla consegna della medaglia, normale… Non lo so. Prima ero divorato dall’ansia. La paura di sbagliare. Le persone che ti guardano. Poi salito sulla pedana è sparito tutto ed ho sparato più forte che potevo”, ha concluso il campione, descrivendo l’emozione provata durante la gara.
La sua vittoria è un esempio di coraggio e di determinazione, una dimostrazione che la disabilità non è un limite, ma un’opportunità per raggiungere grandi risultati.
Un messaggio di inclusione
Le parole di Rigivan Ganeshamoorthy sono un forte messaggio di inclusione e di uguaglianza, un invito a superare le barriere e a riconoscere il valore di ogni atleta, indipendentemente dalla sua condizione fisica. L’integrazione tra Olimpiadi e Paralimpiadi, come avvenuto a Roma nel 1960, sarebbe un passo importante verso la costruzione di uno sport più equo e inclusivo.