Picasso, lo straniero che trovò rifugio nella poesia
La mostra “Picasso a Palazzo Te: Poesia e Salvezza”, curata da Annie Cohen-Solal e Johan Popelard, ci porta alla scoperta di un Picasso inedito, un artista che, arrivato a Parigi nel 1900, fu subito schedato dalla polizia come straniero. In questa condizione di marginalità, Picasso trovò rifugio e ispirazione nel mondo della poesia, stringendo amicizia con poeti come Guillaume Apollinaire e Max Jacob, che gli insegnarono la lingua francese e lo introdussero alla grandezza di Verlaine e Rimbaud.
La mostra, che si snoda tra le sale di Palazzo Te a Mantova, presenta cinquanta opere di Picasso, tra cui alcuni dipinti esposti per la prima volta in Italia. Tra queste, spiccano le incisioni dedicate alle Metamorfosi di Ovidio, realizzate nel 1930, e un prezioso vaso etrusco in prestito dalla Fondazione Rovati di Milano, dedicato al tema della metamorfosi e al viaggio dell’anima nel mondo dei morti.
L’esposizione si divide in due sezioni principali: “Picasso straniero a Parigi” e “Quando Picasso diventa Poeta: la Salvezza”. Nella prima sezione, attraverso disegni, sculture, oggetti e documenti, si ripercorre la vita di Picasso come straniero, la sua amicizia con i poeti e il suo percorso di integrazione nella società parigina. La seconda sezione, invece, si concentra sulla scoperta della poesia come pratica creativa per Picasso, che, in un periodo di grande crisi personale e professionale, trovò nella poesia una vera e propria “salvezza”.
La poesia come salvezza
Il percorso espositivo ci accompagna attraverso la vita di Picasso, mostrando come la poesia abbia rappresentato un punto di riferimento fondamentale per l’artista. Tra le opere esposte, spiccano “Donna sdraiata che legge” (1939), “Sta nevicando al sole” (1934) e il bronzo “Metamorfosi I” (1928), che testimoniano l’effetto salvifico della pratica letteraria per Picasso.
La mostra si conclude con una sala dedicata a “La metamorfosi vissuta come strategia”, in cui si confronta Picasso con il suo alter ego Minotauro, rappresentato da un grande arazzo in prestito dal Museo Picasso di Antibes e da una statua in marmo proveniente dal Museo Nazionale Romano.
La mostra “Picasso a Palazzo Te: Poesia e Salvezza” è un’occasione unica per scoprire un lato inedito del genio di Picasso, un artista che ha saputo trovare nella poesia una fonte di ispirazione e di salvezza.
Un’analisi critica dell’opera di Picasso
La mostra “Picasso a Palazzo Te: Poesia e Salvezza” non si limita a presentare le opere di Picasso, ma offre anche un’analisi critica del suo lavoro, evidenziando il suo rapporto con la poesia e la sua lotta contro lo stranierismo. La curatrice, Annie Cohen-Solal, ha saputo creare un percorso espositivo che ci accompagna alla scoperta di un Picasso inedito, un artista che ha saputo trovare nella poesia una fonte di ispirazione e di salvezza.
La mostra si inserisce in un filone di studi che negli ultimi anni si sono concentrati sulla figura di Picasso come straniero, evidenziando il suo ruolo di “ponte” tra culture diverse. La mostra di Mantova, in particolare, si concentra sulla poesia come strumento di integrazione e di salvezza per Picasso, un tema che è ancora oggi di grande attualità.
L’attualità del tema dello straniero
La mostra “Picasso a Palazzo Te: Poesia e Salvezza” si inserisce in un contesto di crescente attenzione al tema dello straniero, un tema che è sempre più centrale nel dibattito pubblico. La mostra ci ricorda che la condizione di straniero può essere un’esperienza difficile, ma anche un’opportunità di crescita e di arricchimento personale. La poesia, come ci dimostra l’esempio di Picasso, può essere un mezzo per superare le barriere culturali e per trovare un senso di appartenenza in un mondo che spesso ci appare ostile.