Confermati i fermi per l’omicidio di Fabio Ravasio
La gip del tribunale di Busto Arsizio (Varese), Anna Giorgetti, ha convalidato i fermi di sei persone accusate dell’omicidio di Fabio Ravasio, il 52enne investito e ucciso a Parabiago (Varese) lo scorso 9 agosto. L’incidente, inizialmente presentato come un investimento da parte di un’auto pirata, si è rivelato un omicidio premeditato.
Tre settimane dopo l’incidente, sono stati fermati la compagna della vittima, Adilma Pereira Carneiro, il suo marito e figlio, l’amante della donna, un amico e il fidanzato della figlia della donna.
Un omicidio “brutale, freddo, calcolato con crudeltà”
Nel dispositivo, la giudice Giorgetti descrive l’omicidio come “brutale, freddo, calcolato con crudeltà”. Secondo la gip, nessuno dei sei indagati ha mostrato un attimo di resipiscenza: “Apparentemente, nessuno di questa accolita di cinque soggetti che gravita intorno ad Adilma Pereira Carneiro ha un solo attimo di resipiscenza: viene loro proposto di uccidere e ciascuno di loro, senza battere ciglio, accetta; anzi, con entusiasmo, contribuiscono ad elaborare li piano criminale a fronte di una promessa esclusivamente labiale (almeno, per quanto noto) del tutto generica di avere un appartamento all’interno di un fabbricato rurale che deve, in un futuro incerto, essere ristrutturato.”
Pericolosità sociale di massimo livello
La giudice evidenzia l’anaffettività e la mancanza di repulsione da parte degli indagati di fronte alla richiesta di uccidere una persona che, verosimilmente, era indifferente per loro. “Una tale anaffettività, una tale assenza di naturale repulsione a fronte della richiesta di uccidere una persona che, verosimilmente o comunque in assenza di diverse evidenze, nei confronti di questi cinque uomini era anche del tutto indifferente, l’adesione totale e superficiale al progetto delittuoso fondano una pericolosità sociale dei soggetti coinvolti che è di massimo livello”, conclude la gip.
Un delitto agghiacciante e la pericolosità degli indagati
L’omicidio di Fabio Ravasio è un caso che suscita sgomento per la freddezza e la crudeltà con cui è stato pianificato ed eseguito. Le parole della gip, che descrivono l’anaffettività e la pericolosità sociale degli indagati, mettono in luce un aspetto inquietante di questo delitto. La mancanza di rimorso e l’adesione superficiale al progetto criminale, motivato da una promessa generica di un futuro beneficio, rappresentano un segnale allarmante per la società.