La minaccia di una nuova Chernobyl a Kursk
La centrale nucleare di Kursk, in Russia, è tornata al centro dell’attenzione internazionale a causa della controffensiva ucraina nella regione. L’impianto, con una tecnologia simile a quella della centrale di Chernobyl, ha riacceso i timori di un nuovo disastro nucleare.
Mariano Tarantino, responsabile per Enea dei sistemi nucleari per l’energia, ha spiegato all’ANSA che la centrale di Kursk presenta numerose analogie con Chernobyl, in particolare per l’assenza di un sistema di contenimento e l’utilizzo di una tecnologia obsoleta, nota come Rbmk, ormai in disuso nel resto del mondo.
“Il modello di reattore è esattamente lo stesso di Chernobyl”, ha affermato Tarantino. “La tecnologia utilizzata nell’impianto di Kursk è ormai di vecchia generazione. Si tratta di quattro reattori presenti in quattro unità, raffreddati ad acqua e moderati a grafite. Un sistema obsoleto che oggi non viene più costruito, sostituito dai reattori di nuova generazione.”
La centrale di Kursk, con i suoi quattro reattori Rbmk, è una delle poche al mondo a utilizzare questa tecnologia, che si trova solo nei paesi dell’ex Unione Sovietica.
Tuttavia, Tarantino ha sottolineato che le possibilità di un disastro come quello di Chernobyl sono molto remote. “Lì non ci fu un attacco esterno”, ha spiegato, “si verificarono errori all’interno di uno dei reattori che ne causarono l’esplosione.”
“L’impatto di un missile o di un aereo avrebbe conseguenze da non sottovalutare, ma difficilmente potrà fare danni che inducano alla contaminazione dell’ambiente esterno come nel caso di Chernobyl.”
La situazione, però, resta critica, a maggior ragione dopo che i militari russi hanno disinnescato una testata ucraina con munizioni a grappolo a cinque chilometri dalla centrale nucleare.
“La centrale di Kursk è molto più vulnerabile di quella di Zaporizhia, che ha reattori della tipologia Vver 1000 e, soprattutto, è dotata di sistema di contenimento”, ha aggiunto Tarantino.
La visita di Grossi e le preoccupazioni per l’escalation
L’Agenzia internazionale per l’energia atomica dell’Onu, guidata da Rafael Grossi, ha visitato la centrale di Kursk per verificare la situazione e le possibili conseguenze dell’escalation del conflitto.
Grossi ha espresso preoccupazione per la situazione e ha dichiarato di aver visto “tracce di attacchi di droni”, senza però indicare i responsabili.
La visita di Grossi ha avuto l’obiettivo di “accendere i riflettori su una situazione delicata” e di “verificare i possibili danni occorsi alle infrastrutture”, ha spiegato Tarantino.
La centrale di Kursk è al centro di un’intensa attività militare, con la presenza di truppe russe e ucraine nella regione. Il rischio di un incidente nucleare, seppur remoto, è reale e le preoccupazioni per la sicurezza dell’impianto sono alte.
Un rischio reale, ma con sfumature diverse
La minaccia di un nuovo Chernobyl a Kursk è reale, ma le circostanze attuali presentano sfumature diverse rispetto al 1986. L’incidente di Chernobyl fu causato da errori umani e da un progetto difettoso del reattore, mentre la situazione attuale è caratterizzata da un conflitto armato con il rischio di attacchi diretti alla centrale. La vulnerabilità dell’impianto, con la mancanza di un sistema di contenimento e l’utilizzo di una tecnologia obsoleta, è un fattore aggravante, ma la possibilità di un disastro su vasta scala come quello di Chernobyl è meno probabile. L’escalation del conflitto, con la presenza di truppe e la possibilità di attacchi diretti, rappresenta un rischio importante che richiede una costante attenzione e vigilanza da parte della comunità internazionale.