Confessione e arresto
Mario Eutizia, un 48enne napoletano, è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso quattro anziani gravemente malati che assisteva come badante negli ultimi dieci anni. Il gip del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Alessandra Grammatica, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, ritenendo sussistenti le esigenze cautelari, tra cui il pericolo di reiterazione del reato.
Eutizia si è consegnato ai carabinieri il 22 agosto scorso e ha confessato i delitti, dichiarando di averlo fatto per liberarsi la coscienza e per “essere aiutato” a non continuare ad uccidere altri anziani. Il gip, pur non ritenendo sussistente il pericolo di fuga, ha disposto la custodia cautelare in carcere per evitare che Eutizia possa commettere altri reati.
Il movente e la gravità del reato
Il movente dei delitti è ancora oggetto di indagine, ma Eutizia ha dichiarato di aver agito per liberarsi la coscienza e per “essere aiutato” a non continuare ad uccidere altri anziani. La gravità del reato è evidente, considerando che le vittime erano anziani gravemente malati che si affidavano alle cure di Eutizia.
Il caso ha suscitato un’ondata di sdegno e di preoccupazione nella comunità, con molte persone che si chiedono come sia possibile che un badante possa commettere tali crimini. Le autorità stanno indagando per accertare le circostanze esatte dei delitti e per identificare eventuali altri possibili coinvolti.
Riflessioni sulla fragilità e la fiducia
Questo caso solleva importanti questioni sulla fragilità degli anziani e sulla fiducia che riponiamo nelle persone che si occupano della loro assistenza. È fondamentale che le autorità e la società in generale si impegnino a garantire la sicurezza e la dignità degli anziani, in particolare di quelli che si trovano in condizioni di fragilità e dipendenza. La fiducia è un bene prezioso, che non deve essere tradito.