Un’Odissea in un’epoca d’oro
“Non aspettatemi ad aprile”, uscito per la prima volta nel 1995 e ora disponibile in Italia grazie a Medhelan, è un romanzo che si inserisce nella tradizione dei narratori post-boom della letteratura ispanoamericana. Lo stile di Bryce Echenique, caratterizzato da sottile ironia e attenzione al quotidiano, richiama la linea tracciata da autori come Julio Ramón Ribeyro e César Vallejo. La storia, ambientata nella Lima degli anni Cinquanta, ha come protagonista Manongo, un giovane rampollo dell’alta borghesia che vive tra i fasti di un’epoca d’oro. La sua vita scorre tra canzoni di Nat King Cole, macchine lussuose, sigarette, balli sfrenati e abiti chic. L’inquieto Manongo, come un’anima in cerca di sé, “aspira il mondo tutto d’un fiato”, alternando momenti di spensieratezza a momenti di profonda malinconia.
Il lamento della tortora e la ricerca di evasione
Dalla sua ampia finestra, Manongo sente “il lamento lacerante e acuto della tortora del Perù”, un suono che gli toglie ogni possibilità di “ritrovare un briciolo di gioia” e lo riempie di “vulnerabilità”. La sua sensibilità lo porta a cercare una via di fuga da quel suono lugubre, quel “cuculì-cuculì” che lo infastidisce al punto da pensare di chiedere al padre “una carabina a piombini” per “far fuori tutte le tortore del quartiere”. Il suo mondo è un intreccio di contraddizioni: è un affabulatore magistrale che sa intrattenere la servitù di casa sua con le sue storie, ma allo stesso tempo è un giovane in cerca di evasione, di un’identità che sfugge alla sua presa.
Un’immersione nell’anima di Manongo
L’autore ci guida attraverso le avventure di Manongo, un giovane che si rifugia nel cinema, dove si veste come il divo James Mason e si lascia trasportare dalla magia di “Storia di tre amori”. Quando non esce, Manongo ascolta la “Rapsodia di Rachmaninov su un tema di Paganini”, un’altra fuga dalla realtà, un tentativo di trovare conforto nella bellezza della musica. Ogni pomeriggio, Manongo si concede “un bagnetto” nella piscina del Country Club, un luogo di incontri con “bellimbusti” simili a stelle hollywoodiane. La sua vita è un susseguirsi di momenti di spensieratezza e di riflessione, di momenti di evasione e di ricerca di sé.
Un linguaggio ricco e coinvolgente
Il linguaggio di Bryce Echenique è impertinente e vigoroso, impastato di oralità, come un respiro che ci trascina nel mondo di Manongo. Le immagini sono vivide e suggestive, i dialoghi sono pieni di vita, e la narrazione scorre con un ritmo incalzante. Il romanzo è un’immersione totale nell’anima di Manongo, un viaggio nella Lima degli anni Cinquanta che ci lascia con la sensazione di aver vissuto un’esperienza autentica e coinvolgente.
Un ritratto di un’epoca e di un’anima
“Non aspettatemi ad aprile” è un romanzo che ci offre un ritratto vivido e ironico di un’epoca, la Lima degli anni Cinquanta, e di un’anima inquieta, quella di Manongo. Il romanzo ci invita a riflettere sulla ricerca di sé, sulla complessità delle emozioni umane e sulla bellezza di un’epoca che, nonostante i suoi fasti, non è priva di ombre.