Il gigante di alluminio del Bayesian
Il veliero Bayesian, che ha tragicamente affondato nella rada di Porticello, vicino a Palermo, dopo una tromba d’aria, era un’imbarcazione di lusso che custodiva un segreto costruttivo unico: il suo albero in alluminio, il più alto al mondo. Riccardo Martinelli, ex operaio dei cantieri Perini di Viareggio, ricorda con orgoglio la sua realizzazione: “Eravamo orgogliosi di quell’albero, lo vedevamo crescere giorno per giorno: il più alto in alluminio al mondo”.
Martinelli, che ha lavorato per anni ai cantieri Perini, descrive la complessa procedura di costruzione dell’albero: “Per tirarlo su fu costruito un capannone speciale. Veniva lavorato in sbieco, 5 metri di lamiera per volta che veniva raddoppiata e saldata, per poi inserire la parte elettronica. Un lavoro che vide impegnate tre persone per quattro mesi, per fare la parte in alluminio”.
La struttura, una volta completata, fu sollevata con gru speciali e posizionata sulla barca, un’operazione che bloccò il piazzale dei cantieri per diversi giorni.
L’albero del Bayesian era un simbolo di ingegno e maestria artigianale, un esempio di come l’innovazione tecnologica potesse essere applicata alla costruzione di imbarcazioni di lusso.
La storia dei cantieri Perini: da un hobby a un impero della vela
I cantieri Perini, fondati da Fabio Perini, un appassionato di meccanica e nautica, hanno lasciato un segno indelebile nel mondo della vela. La storia del cantiere inizia con un’imbarcazione di 25 metri in vetroresina, realizzata per il principe Ranieri di Monaco. Da lì, Perini ha intrapreso un percorso di crescita e innovazione, diventando un leader nel settore dei megasailer, le grandi navi a vela, e vincendo numerosi premi.
La particolarità dei velieri Perini era la forte automatizzazione, un elemento che li contraddistingueva e li rendeva unici nel panorama nautico internazionale.
Martinelli ricorda con nostalgia il periodo in cui lavorava ai cantieri Perini: “All’epoca del varo del Bayesian, il 2008, che uscì dai cantieri Perini col nome di Salute, eravamo oltre cento, si facevano 3-4 barche all’anno, anche nei cantieri di Spezia”.
La società, purtroppo, ha fallito nel 2021, lasciando un vuoto nel panorama nautico italiano. “C’erano 60 barche Perini a giro nel mondo. Da fuori potevano anche sembrare tutte uguali ma gli interni erano di un lusso che le contraddistingueva”.
Nonostante la fine dell’attività, l’eredità dei cantieri Perini resta viva: le loro imbarcazioni, simbolo di eleganza e tecnologia, continuano a navigare nei mari di tutto il mondo, portando con sé la storia di un’azienda italiana che ha saputo conquistare il mondo della vela.
L’incidente del Legacy: un tornado e un albero spezzato
Martinelli ricorda un incidente che ha coinvolto un altro veliero Perini, il Legacy, un 48 metri che nel 2005 si è ritrovato nel mezzo dell’uragano Wilma in Florida. L’imbarcazione è stata trascinata sui banchi di sabbia, perdendo l’albero. Il problema, in questo caso, non è stato la struttura dell’albero, ma le sartie, che non hanno retto alla forza del tornado.
Questo episodio, anche se non legato alla rottura dell’albero, dimostra la fragilità di queste strutture di fronte alla furia della natura. La forza di un tornado può essere devastante e mettere a dura prova anche le imbarcazioni più resistenti.
La resilienza del mare e la fragilità umana
La storia del Bayesian, con il suo maestoso albero di alluminio, ci ricorda la bellezza e la potenza del mare, ma anche la sua capacità di essere un elemento imprevedibile e pericoloso. L’incidente del veliero è un monito sulla fragilità umana di fronte alla natura, un promemoria che anche le opere più ingegnose possono essere messe a dura prova dalla furia degli elementi.