Lo scontro sullo ius scholae al Meeting di Rimini
Lo scontro tra Lega e Forza Italia sullo ius scholae si è intensificato al Meeting di Rimini. Matteo Salvini e Antonio Tajani, a distanza di 24 ore, si sono ritrovati al centro di foto-clou, ma non hanno smesso di sfidarsi. Il leader forzista ha rivendicato la libertà di discutere di una riforma della cittadinanza, affermando: “Non impongo niente a nessuno, ma non voglio neanche che nessuno imponga qualcosa a me, quindi sono libero di parlare”.
La Lega, però, non ha gradito e ha contrattaccato rilanciando sui social un video di Silvio Berlusconi che, ospite di Fabio Fazio, aveva espresso la sua contrarietà allo ius soli e in parte allo ius scholae, per paura di invasioni di migranti in Italia. La chiosa leghista è stata: “Ascoltate le parole inequivocabili del grande Silvio”.
Questa mossa ha spiazzato FI, con molti presenti al Meeting che l’hanno definita un colpo basso ed eccessivo. Tajani ha risposto secco: “Credo di conoscere bene il pensiero di Berlusconi e non credo che Berlusconi debba essere utilizzato per fare polemiche politiche”.
Il ritorno del sì allo ius scholae di Fini
Il passato torna a galla con il riemergere del sì allo ius scholae di Gianfranco Fini. L’ex presidente della Camera ha assicurato: “Sulla cittadinanza io non ho cambiato idea e confermo tutto quello che dicevo allora”, ribadendo la sua posizione del 2009, quando fu portavoce di una legge per i nuovi italiani.
La proposta di legge, presentata da due deputati di Pdl e Pd, Fabio Granata e Andrea Sarubbi, fu fortemente contestata dalla Lega di Bossi, mentre Fini la definì “una questione di civiltà politica”.
Tajani: “Essere italiano ed europeo non è legato a sette generazioni”
Tajani, a Rimini, ha cercato una sponda con i cattolici di Cl, vicini agli elettori di Berlusconi e sensibili a solidarietà e integrazione, per sostenere la sua posizione sullo ius scholae. “Essere italiano, essere europeo, ed essere patriota non è legato a sette generazioni, ma a quello che sei tu”, ha scandito. Ha insistito su formazione, identità e cultura, affermando che se “accetti di essere europeo nella sostanza, sei italiano ed europeo”.
Ha poi tradotto il suo pensiero con parole più pop: “Io preferisco quello che ha i genitori stranieri e canta l’inno di Mameli all’italiano da sette generazioni che non lo canta”.
Le reazioni di Lega e Fratelli d’Italia
Lega e Fratelli d’Italia sono rimasti freddi di fronte alle dichiarazioni di Tajani. Hanno ribadito il no allo ius scholae perché non è nel programma di governo, con Tommaso Foti di FdI che ha anche ammonito sul rischio di “creare confusione nella maggioranza”. Il governatore leghista Massimiliano Fedriga ha ricordato che “oggi i diritti dei minori sono assolutamente garantiti”.
In tarda serata, il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, ha lanciato un avvertimento: “Lo ius scholae non è nel programma elettorale di centrodestra, non è una priorità e non è nell’agenda di governo quindi è chiaro che si fatica a capire i colleghi di Forza Italia. L’insistenza di Tajani non è che infastidisce tanto la Lega, che ha una sua posizione chiara e ribadisce il suo no, ma visto che offre una sponda alle opposizioni rischia di minare seriamente la stabilita’ del governo. Sinceramente facciamo fatica a comprendere a che pro”.
Il futuro dello ius scholae
La saga sullo ius scholae continua. La posizione di Forza Italia, che rivendica la libertà di discutere della riforma della cittadinanza, si scontra con la posizione contraria della Lega, che ha ribadito il suo no allo ius scholae. L’ex presidente della Camera, Fini, ha ribadito il suo sì alla legge del 2009. Il futuro dello ius scholae è ancora incerto, con il centrodestra diviso su questa questione.
Un dibattito acceso che rischia di minare la stabilità del governo
Lo scontro sullo ius scholae tra Lega e Forza Italia rischia di diventare un punto di frizione all’interno del centrodestra. La posizione di Tajani, che rivendica la libertà di discutere della riforma della cittadinanza, potrebbe essere interpretata come un segnale di debolezza da parte della Lega, che ha sempre ribadito la sua contrarietà allo ius scholae. La questione potrebbe minare la stabilità del governo, soprattutto in un momento in cui le opposizioni cercano di sfruttare le divisioni interne al centrodestra.