Tecniche di analisi del Dna: un’evoluzione costante
A dieci anni dai test a tappeto condotti in seguito all’omicidio di Yara Gambirasio, le tecniche di analisi del Dna hanno fatto passi da gigante. La strumentazione e l’analisi dei campioni sono state perfezionate, ma i marcatori utilizzati per identificare le regioni del Dna rimangono gli stessi. Questo perché, come spiega il genetista Giuseppe Novelli dell’Università di Roma Tor Vergata, è necessario rispettare uno standard internazionale per l’attribuzione di una traccia genetica a un campione di Dna. “Le tecniche sono migliorate, ma c’è un modello standard da rispettare, basato su analisi riconosciute a livello internazionale”, afferma Novelli. I marcatori, che fungono da “segnalini” per identificare specifiche regioni del Dna, sono gli stessi da 20 anni e costituiscono la base della profilazione del Dna.
In casi come quello di Yara o di Sharon Verzeni, la donna di 33 anni uccisa a Terno d’Isola (Bergamo), il primo passo è ottenere il profilo genetico dalle tracce di Dna trovate sulla vittima o sulla scena del crimine. “La quantità di Dna disponibile è cruciale, ma la possibilità di errore nei marcatori è remota”, sottolinea Novelli. “Il Dna non sbaglia mai. L’analisi è precisa, accurata e affidabile.”
I tre elementi chiave per il profilo genetico
Per ottenere il profilo genetico del Dna trovato sulla scena del crimine, si analizzano tre elementi chiave:
* **Dna mitocondriale:** Il materiale genetico situato all’esterno del nucleo cellulare, ereditato solo per via materna.
* **Dna nucleare:** Il materiale genetico contenuto nel nucleo della cellula.
* **Cromosoma Y:** Il cromosoma tipico del sesso maschile.
Il confronto con altri profili genetici è possibile solo se si è ottenuto il profilo del Dna dalle tracce trovate sulla vittima o sulla scena del crimine. Nel caso di Sharon Verzeni, è quindi possibile sapere se le tracce di Dna riscontrate sugli abiti e sui campioni prelevati durante l’autopsia appartengono a un uomo o a una donna.
Analisi mirata e confronto con i profili familiari
Nel caso di Sharon Verzeni, l’analisi del Dna è più mirata rispetto a quella condotta per il caso di Yara Gambirasio, dove erano stati effettuati circa 22.000 test. “Nel caso di Yara, la situazione era molto difficile perché il colpevole avrebbe potuto essere una persona di passaggio”, spiega Novelli. “Le analisi di questo tipo partono dal confronto con il profilo dei familiari, poi si calcola la frequenza del profilo individuale dedotto dal Dna trovato sulla vittima a livello di popolazione, avvicinandosi progressivamente alla soluzione.”
L’importanza della standardizzazione e dell’affidabilità
La standardizzazione delle tecniche di analisi del Dna, pur limitando l’utilizzo di nuove tecnologie, garantisce un’analisi precisa e affidabile, essenziale per la giustizia. La ricerca di nuovi marcatori e l’evoluzione delle tecniche di analisi potrebbero offrire nuove opportunità per la risoluzione di casi complessi, ma è fondamentale mantenere un equilibrio tra innovazione e affidabilità.