Un allarme crescente: 63 suicidi in carcere
Il Garante dei detenuti ha diffuso un dato allarmante: 63 suicidi in carcere dall’inizio dell’anno, aggiornato al 16 agosto. Questo numero rappresenta un aumento significativo rispetto allo stesso periodo del 2023 (+19) e del 2022 (+11). L’età media dei deceduti è di circa 40 anni, con una prevalenza di uomini (61) rispetto alle donne (2).
La nazionalità dei detenuti deceduti si divide tra 33 italiani (52%) e 30 stranieri (48%) provenienti da 15 paesi diversi. Le fasce d’età più colpite sono quelle tra i 26 e i 39 anni (30 persone) e tra i 40 e i 55 anni (16 persone). Le restanti si distribuiscono nelle classi 18 – 25 anni (7 persone), 56-69 anni (9 persone) e ultrasettantenni (1 persona).
Per quanto riguarda la posizione giuridica, 24 persone (38,1%) erano in attesa di primo giudizio, 26 erano state giudicate in via definitiva e condannate (41,3%), mentre 8 avevano una posizione cosiddetta “mista con definitivo”, cioè avevano almeno una condanna definitiva e altri procedimenti penali in corso.
Un problema complesso: le cause del suicidio in carcere
Il suicidio in carcere è un problema complesso con cause multifattoriali. La privazione della libertà, l’isolamento sociale, la mancanza di prospettive future, la difficoltà di accesso alle cure mediche e psicologiche, la violenza carceraria e la precarietà delle condizioni di vita sono solo alcuni dei fattori che possono contribuire al rischio di suicidio.
L’aumento dei suicidi in carcere è un segnale di allarme che non può essere ignorato. E’ necessario un intervento urgente per migliorare le condizioni di detenzione e la tutela della salute mentale dei detenuti.
Le misure da adottare dovrebbero includere un potenziamento dei servizi di assistenza psicologica e sociale, la formazione del personale carcerario per la prevenzione del suicidio, la creazione di ambienti carcerari più umani e la promozione di programmi di reinserimento sociale.
Un’emergenza che richiede un’azione coordinata
Il dato dei 63 suicidi in carcere è un campanello d’allarme che non può essere ignorato. La situazione richiede un’azione coordinata e urgente da parte delle istituzioni competenti. E’ necessario un impegno concreto per migliorare le condizioni di vita in carcere, garantire l’accesso a cure adeguate e promuovere programmi di reinserimento sociale. Solo attraverso un’azione congiunta e un’attenzione costante a questo problema, possiamo sperare di ridurre il numero di suicidi in carcere e di garantire la dignità e la sicurezza di tutti i detenuti.