L’offensiva ucraina nel Kursk
Le forze ucraine hanno distrutto un ponte sul fiume Seim nel distretto di Glushkovsky della regione russa di Kursk, interrompendo le comunicazioni terrestri. Il rappresentante regionale di polizia ha confermato l’attacco, affermando che “l’evacuazione via terra da una parte del distretto di Glushkovsky è interrotta”. Anche il governatore ad interim della regione di Kursk, Alexey Smirnov, ha confermato l’incidente. L’offensiva ucraina ha guadagnato ulteriormente terreno, con una penetrazione in territorio russo che gli 007 britannici stimano in circa 40 chilometri. Oltre 80 insediamenti sono sotto controllo ucraino, tra cui la cittadina di Sudzha, a circa 20 chilometri dal confine. Kiev ha quindi deciso di stabilire un ufficio di comando affidato al generale Eduard Moskalyov “per mantenere l’ordine e assicurare i bisogni della popolazione”. Al contempo, Kiev ha ventilato la disponibilità a uno scambio di prigionieri, oltre 100 soldati russi sarebbero stati catturati, e alla creazione di un corridoio umanitario per i civili rimasti intrappolati nei combattimenti.
Le accuse di Mosca e la risposta di Kiev
Mosca accusa la Nato di aver avuto un coinvolgimento diretto nella pianificazione dell’attacco. Il principale consigliere dello zar del Cremlino, Nikolai Patrushev, ha dichiarato che “l’operazione nella regione di Kursk è stata pianificata con la partecipazione della Nato e dei servizi speciali occidentali”. La Bbc ha rivelato che i carri armati forniti da Londra sono stati utilizzati nell’incursione di Kiev: si tratta di 14 tank Challenger 2. Kiev, dal canto suo, afferma che l’offensiva “è mirata a convincere Mosca a impegnarsi in colloqui “giusti”. Il consigliere del presidente Volodymyr Zelensky, Mykhailo Podolyak, ha dichiarato: “Dobbiamo infliggere significative sconfitte tattiche alla Russia. Nella regione di Kursk, vediamo chiaramente come lo strumento militare venga oggettivamente utilizzato per convincere la Federazione Russa a entrare in un giusto processo di negoziazione”.
La situazione nel Donetsk
Nonostante l’offensiva nel Kursk, Mosca sembra mantenere come priorità militare la regione di Donetsk. Le autorità militari ucraine di Pokrovsk, cittadina nel mirino dei russi, hanno invitato i civili ad accelerare l’evacuazione dalla città perché l’esercito russo si sta rapidamente avvicinando. Le truppe di Mosca “stanno avanzando a ritmo sostenuto. Ogni giorno che passa c’è sempre meno tempo per raccogliere gli effetti personali e partire verso regioni più sicure”, recita un comunicato.
La posizione di Minsk
Mentre Kiev rimanda al mittente le rivelazioni del Wall Street Journal sul ruolo di Kiev nel sabotaggio del Nord Stream, il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha insistito nell’esortare Ucraina e Russia a “sedersi al tavolo dei negoziati”. Lukashenko ha avvertito che Minsk non cerca un’escalation, ma “non appena qualcuno oltrepasserà il confine la risposta sarà immediata”. Il ministro della Difesa bielorusso, Viktor Khrenin, ha spiegato che vista la “presenza di formazioni armate ucraine nelle zone di confine, resta elevata la probabilità che vengano preparate e attuate provocazioni armate sul nostro territorio”.
Le sfide per la diplomazia
L’escalation del conflitto in Ucraina, con l’offensiva di Kiev nel Kursk e la crescente tensione con la Nato, rende ancora più difficile la prospettiva di una soluzione diplomatica. La retorica aggressiva di Mosca e le accuse di coinvolgimento diretto della Nato nel conflitto alimentano un clima di sospetto e sfiducia, rendendo difficile l’avvio di un processo di negoziazione credibile. La posizione di Minsk, che pur esortando al dialogo, non esclude una risposta militare in caso di violazione del confine, aggiunge un ulteriore elemento di instabilità alla situazione.