Un documentario per raccontare la realtà
Il regista cinese Wang Bing, vincitore del Pardo d’oro al Locarno Film Festival nel 2017 con “Mrs Fang”, è noto per il suo lavoro documentaristico rigoroso e di lunga durata. Wang Bing, in un’intervista, ha affermato di non voler realizzare “film politici”, ma di voler tornare al senso originale del cinema, “che spesso si dimentica, documentare la realtà”.
Questa filosofia si riflette nella sua trilogia fiume “Youth”, dedicata a raccontare la vita di un gruppo di giovani che, in cerca di un futuro migliore, hanno lasciato la campagna per andare a lavorare nel settore tessile a Zhili, una cittadina a circa 150 chilometri da Shanghai.
“Youth”: un viaggio nella vita degli operai
La trilogia “Youth” è un’opera che esplora la vita di questi giovani, dalle loro giornate in laboratorio, alla vita nei dormitori, ai drammi e alle gioie personali, agli amori e alle violenze che incontrano. Il primo capitolo, “Youth (Spring)”, ha debuttato in gara a Cannes nel 2023. Il secondo capitolo, “Youth (Hard Times)”, è stato presentato in concorso al Locarno Film Festival, mentre il terzo e ultimo capitolo, “Youth (Homecoming)”, sarà in concorso alla prossima Mostra del Cinema di Venezia.
Wang Bing ha spiegato che i suoi film non sono mai passati nel processo di approvazione che c’è in Cina perché “la politica non mi interessa”. Il suo obiettivo è invece “cercare di far vedere la realtà della vita e i sentimenti delle persone”.
Le sfide della censura e l’impatto sulla comunicazione
Il regista ha riconosciuto che le limitazioni imposte dalla politica hanno un impatto sul cinema, come su ogni altro aspetto della vita. “Rendono più difficile comunicare le proprie emozioni, ed esprimere il proprio mondo interiore. Si spezza così il legame con noi stessi e con gli altri. Il risultato è che ognuno è più isolato”.
In “Youth (Hard Times)”, i giovani protagonisti affrontano momenti particolarmente difficili e la necessità di fare scelte importanti, tra crisi di alcuni laboratori, ingiustizie e prevaricazioni.
Un lavoro di lunga durata e l’importanza dell’intimità
Wang Bing ha spiegato che ha capito subito che serviva tempo per questo progetto e che, alla fine, ha deciso di distribuire la storia in una trilogia. Il regista ha potuto girare liberamente, purché le riprese non ostacolassero il lavoro degli operai. L’utilizzo del digitale “ha permesso che potessi avvicinarmi il più possibile, anche umanamente, alle persone. Questa è la cosa più importante per me, e ciò in cui ho messo tutto il mio impegno in questi 20 anni”.
Wang Bing non pensa mai a come un suo film possa essere interpretato dagli spettatori. In questo caso, “mi sento ancora più vicino ai protagonisti, perché conosco bene quel tipo di scelta. Anch’io, come loro, vengo da una piccola realtà e sono andato a vivere in città”.
Il cinema come forma di memoria e relazione
Per Wang Bing, il significato principale del suo lavoro è “utilizzarlo per condividere con il mondo la vita di chi racconto, per me il cinema è una forma di memoria, una forma di relazione fra la mia storia e quella degli altri”.
Il regista ha mantenuto un contatto occasionale con le persone che ha ripreso. Ha mandato ai ragazzi un link del primo film per farglielo vedere, ma la maggior parte di chi ha ripreso non reputa una cosa speciale essere in un documentario. Hanno accettato soprattutto perché pensavano che essere ripreso fosse divertente. Non immaginano quante persone conosceranno le loro storie all’esterno della Cina.
Un’opera che offre una prospettiva unica sulla Cina contemporanea
“Youth” è un’opera che offre una prospettiva unica sulla Cina contemporanea, esplorando le sfide e le opportunità che si presentano ai giovani che cercano di costruire un futuro migliore. Il lavoro di Wang Bing è un esempio di come il cinema possa essere utilizzato per raccontare storie vere e per dare voce a coloro che spesso rimangono invisibili.