L’assoluzione di Zuncheddu e la delusione per l’indifferenza delle istituzioni
Beniamino Zuncheddu, dopo 33 anni di carcerazione, è stato assolto con formula piena per un reato che non ha mai commesso. Un verdetto che, seppur storico, non ha trovato riscontro nelle attenzioni delle istituzioni italiane. Il suo legale, l’avvocato Mauro Trogu, ha espresso profonda delusione per l’indifferenza mostrata dalle istituzioni nei confronti del suo assistito. “Zuncheddu ha a cuore la sorte e i diritti di tutti i detenuti”, ha dichiarato Trogu, “e quindi è molto felice che Enrico Forti abbia ottenuto di scontare la sua condanna in Italia e che le istituzioni si siano prodigate per favorire che ciò accadesse. Non nasconde però la sua delusione per essere stato totalmente ignorato da quelle stesse istituzioni che sembrano guardare più a ciò che accade nei tribunali esteri che non a come viene amministrata la giustizia in Italia, e non si sono accorte della sua assoluzione con formula piena (per non aver commesso il fatto) dopo quasi 33 anni di carcerazione.”
Un’assoluzione storica e un’amara riflessione
L’assoluzione di Zuncheddu, dopo un processo così lungo e travagliato, rappresenta un’occasione di riflessione sull’amministrazione della giustizia in Italia. Il caso di Zuncheddu, come quello di altri detenuti che hanno subito lunghi periodi di detenzione senza un processo equo, solleva interrogativi sulla tempestività e l’efficacia del sistema giudiziario italiano. La delusione di Zuncheddu per l’indifferenza delle istituzioni, che sembrano più attente ai casi di cittadini italiani detenuti all’estero, piuttosto che a quelli che subiscono ingiustizie all’interno del proprio paese, è comprensibile.
Il caso di Enrico Forti e la doppia morale?
Il caso di Enrico Forti, condannato in Italia e ora detenuto negli Stati Uniti, è stato al centro di un’intensa campagna per il suo rimpatrio. Le istituzioni italiane si sono prodigate per favorire il suo ritorno in Italia, dimostrando un’attenzione particolare alla sua situazione. La differenza di trattamento tra i due casi, quello di Zuncheddu e quello di Forti, solleva interrogativi sulla doppia morale che sembra caratterizzare l’approccio delle istituzioni italiane alle questioni giudiziarie.
Riflessioni sul sistema giudiziario italiano
Il caso di Zuncheddu ci pone di fronte a un’amara realtà: il sistema giudiziario italiano, pur essendo in grado di garantire giustizia, è spesso lento e inefficiente. La lunga detenzione di Zuncheddu senza un processo equo e la successiva assoluzione con formula piena, dopo 33 anni, sono un esempio di come il sistema possa fallire. È necessario lavorare per migliorare l’efficienza e la tempestività del sistema giudiziario, garantendo un processo equo e rapido a tutti i cittadini.