Visita ispettiva al CPR di Palazzo San Gervasio: una situazione di grave degrado
Una delegazione composta da parlamentari, consiglieri regionali, avvocati, mediatori, medici, infermieri e rappresentanti di Arci e Cgil ha effettuato una visita ispettiva al Centro di permanenza per il rimpatrio (CPR) di Palazzo San Gervasio (Potenza). La visita è stata indetta a seguito della morte di un giovane algerino all’interno della struttura, che ha innescato una rivolta e un incendio che ha danneggiato alcuni moduli del centro.
La delegazione ha rilevato una situazione di “grave degrado” e una “gestione problematica” del CPR. In una nota diffusa in serata, il Pd lucano ha sottolineato che ad uno dei parlamentari è stato impedito “l’accesso e l’acquisizione di alcuni documenti”, menomando così le sue prerogative.
Il sistema dei CPR: irriformabile e da chiudere
Secondo la delegazione che ha visitato il centro, il sistema dei CPR è “irriformabile” e l’unica soluzione possibile è la loro “chiusura immediata”. In Italia sono otto i CPR operativi, che ospitano circa 550 persone, che “possono essere detenute fino a 18 mesi”.
La delegazione ha espresso la sua preoccupazione per le condizioni di detenzione dei migranti all’interno dei CPR, che sono spesso caratterizzate da sovraffollamento, mancanza di assistenza medica e di opportunità di integrazione. Inoltre, la delegazione ha sottolineato che il sistema dei CPR non è in grado di garantire il rispetto dei diritti umani dei migranti.
La necessità di un dibattito pubblico sul sistema dei CPR
La visita al CPR di Palazzo San Gervasio ha sollevato nuovamente il dibattito sul sistema dei centri di permanenza per il rimpatrio. E’ necessario un confronto aperto e trasparente sulle condizioni di vita dei migranti all’interno di queste strutture e sulle modalità di gestione dei CPR. La chiusura immediata dei CPR, come richiesto dalla delegazione, potrebbe essere una soluzione drastica, ma è importante che il dibattito pubblico si concentri su alternative concrete e praticabili che garantiscano il rispetto dei diritti umani e la dignità di tutte le persone, indipendentemente dalla loro origine o dal loro status giuridico.