La condanna per circonvenzione di incapace
Il tribunale monocratico di Roma ha condannato Andrea Piazzolla, ex factotum di Gina Lollobrigida, a 3 anni di carcere per l’accusa di circonvenzione di incapace. La sentenza, emessa il 13 novembre scorso, ha riconosciuto la colpevolezza di Piazzolla per aver sottratto beni dal patrimonio dell’attrice, sfruttando la sua fragilità e inducendola a compiere atti di disposizione patrimoniale irrazionali a suo favore.
Il giudice ha evidenziato l’assoluta irrazionalità degli atti compiuti dalla Lollobrigida, sottolineando come Piazzolla avesse sviluppato un rapporto molto stretto con l’attrice, approfittando della sua fiducia e della sua situazione di fragilità. Il tribunale ha descritto Piazzolla come colui che ha “posto in essere in danno” della Lollobrigida “una articolata e potente opera di suggestione e di induzione” che ha portato alla nomina di Piazzolla come amministratore unico di una società, alla delega di operare su tutti i conti correnti e all’ampio mandato fiduciario di amministrare e implementare il patrimonio dell’attrice.
Il giudice ha sottolineato come Piazzolla avesse sviluppato con la Lollobrigida, “già a partire dall’anno 2010 e via via più significativamente, fino alla situazione di convivenza sotto lo stesso tetto protrattasi fino al decesso della persona offesa, un rapporto molto stretto, quotidiano, prolungato ed esteso ad ogni ambito della vita di quest’ultima”.
Le accuse e le donazioni sproporzionate
Il giudice ha accusato Piazzolla di aver indotto la Lollobrigida “a compiere in favore suo e dei suoi genitori – senza la prescritta forma dell’atto notarile alla presenza di due testimoni, importanti donazioni di denaro del tutto sproporzionate ai meriti ricompensati determinanti un progressivo, significativo assottigliamento della sua ricchezza mobiliare e effettuate senza curarsi dell’adempimento di obbligazioni contratte verso terzi per importi elevatissimi, nonché ad affidargli la gestione dell’intero suo patrimonio senza svolgere alcun effettivo controllo sulla bontà e convenienza delle operazioni compiute”.
Il giudice ha inoltre sottolineato come Piazzolla avesse sfruttato la fragilità dell’attrice per ottenere un vantaggio economico personale, inducendola a compiere atti di disposizione patrimoniale irrazionali a suo favore.
Gli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri, legali di parte civile, si sono dichiarati “soddisfatti per l’attenzione e la precisione con cui il Tribunale, dopo un’accurata istruttoria, ha ricostruito i fatti ed attribuito a Piazzolla le gravi responsabilità di quanto compiuto, per anni, in danno di Gina Lollobrigida e dei suoi più stretti affetti”.
La sentenza rappresenta una vittoria per la giustizia e per la tutela dei diritti delle persone fragili, che spesso sono vittime di abusi e di sfruttamento da parte di persone senza scrupoli.
La fragilità e la fiducia
Questa vicenda solleva importanti questioni sulla fragilità degli anziani e sulla fiducia che spesso riponiamo in coloro che si avvicinano a noi. La storia di Gina Lollobrigida ci ricorda come la vulnerabilità possa essere sfruttata da persone senza scrupoli, che si approfittano della fiducia e della fragilità altrui per ottenere un vantaggio personale. È importante essere vigili e proteggere le persone fragili da coloro che cercano di approfittare di loro.