Un duro giudizio sul cinema italiano
L’attore e doppiatore Luca Ward ha espresso un giudizio molto severo sul cinema italiano durante un’intervista alla Terrazza della Dolce Vita, salotto di incontri di Simona Ventura e Giulio Terzi a Rimini. Secondo Ward, l’intervento dello Stato nel settore cinematografico ha portato alla morte del cinema italiano: “Meno lo Stato entra nel cinema e meglio è, da quando lo Stato è entrato nel cinema, il cinema italiano è morto”.
La nostalgia del cinema d’oro
Ward ha espresso nostalgia per il periodo d’oro del cinema italiano, ricordando film come “C’era una volta in America”, “Il Nome della Rosa”, “La Grande Guerra” e le opere di Sergio Leone: “Noi eravamo quelli di C’era una volta in America, del Nome della Rosa, la Grande Guerra, tutti i film di Sergio Leone… noi ci andavamo a prendere gli Oscar”.
Una speranza per il futuro: le nuove generazioni
Nonostante la critica serrata, Ward non ha perso la speranza per il futuro del cinema italiano. Il doppiatore del Gladiatore ha identificato nelle nuove generazioni un potenziale enorme: “Il punto di partenza è unire le due età, i giovani e i non più giovani. Le nuove generazioni, parlo dei quindici, diciotto, vent’anni, sono veramente forti però bisogna crederci. Perché se non ci crediamo e non gli diamo una mano… A noi arrivano dei dimostrativi mandati da ragazzi che sembrano girati da Tarantino, però bisogna dargli una mano. Fateci vedere qualche faccia nuova, puntiamo sul nuovo”.
Riflessioni sul ruolo dello Stato nel cinema
Le parole di Luca Ward sollevano un dibattito complesso sul ruolo dello Stato nel cinema. Da un lato, è innegabile che l’intervento pubblico possa influenzare la creatività e l’autonomia del settore. Dall’altro, è altrettanto vero che il sostegno pubblico può essere fondamentale per la produzione e la diffusione di film di qualità. È importante trovare un equilibrio tra la libertà artistica e il supporto necessario per lo sviluppo del cinema italiano.