Un tassello fondamentale nella ricostruzione della strage
La conferma dell’ergastolo in appello a Paolo Bellini, emessa il 8 luglio 2023, ha rappresentato un tassello fondamentale nella ricostruzione della Strage di Bologna del 2 agosto 1980, la più grave del dopoguerra. La sentenza ha confermato la matrice neofascista dell’attentato, ampliando lo sguardo sui responsabili e delineando un contesto più preciso a decenni di distanza. La verità processuale è oggi più definita rispetto a qualche anno fa, con l’individuazione di cinque colpevoli: i terroristi dei Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva da anni, e Gilberto Cavallini e Paolo Bellini, condannati in secondo grado in due diversi filoni. Tutti e cinque si sono sempre dichiarati innocenti.
La sentenza ha riconosciuto un ruolo centrale a Bellini, ex Primula nera di Avanguardia Nazionale, ladro di opere d’arte e killer di ‘Ndrangheta, definendolo il quinto uomo presente in stazione al momento dell’attentato.
L’importanza del processo Bellini risiede anche nella valutazione della complicità di altri esponenti della galassia della destra eversiva e nella conferma del ruolo centrale della P2 nell’ideazione dell’attentato, con l’aiuto dei servizi deviati. Tuttavia, i protagonisti di questo ‘secondo livello’, come Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi, ritenuti mandanti, finanziatori e organizzatori, sono tutti morti e non è stato possibile giudicarli. La sentenza della Corte di assise ha sottolineato il ruolo di “un progetto politico e criminale di ampia portata radicato ai vertici della loggia massonica P2 e sostenuto dalla complicità, dai silenzi, dalle omissioni di chi aveva la possibilità di sapere e impedire ma non lo fece perché era di fatto al servizio di chi sostenne, finanziò e promosse la strage”.
I depistaggi e la ricerca della verità
Un capitolo a parte riguarda i depistaggi. La Cassazione, già nel novembre del 1995, ha confermato le condanne per Gelli (10 anni), Francesco Pazienza (10 anni) e per gli ex ufficiali del Sismi Pietro Musumeci (8 anni e 5 mesi) e Giuseppe Belmonte (7 anni e 11 mesi). Insieme a Bellini, a luglio sono stati condannati in secondo grado l’ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, per depistaggio, e Domenico Catracchia, ex amministratore di condomini in via Gradoli, a Roma, per false informazioni al pm al fine di sviare le indagini.
Nonostante i passi avanti compiuti, la storia giudiziaria della Strage di Bologna non è ancora del tutto conclusa. Mancano ancora due giudizi in Cassazione per chiudere definitivamente il processo.
I familiari delle vittime, nel manifesto per il 44° anniversario, hanno sottolineato: “Conosciamo la verità e abbiamo le prove”. La loro lotta per la giustizia e la verità continua, a decenni di distanza dalla tragedia.
Le ombre della storia
La sentenza Bellini ha fatto luce su un capitolo oscuro della storia italiana, ma le ombre restano. La morte dei presunti mandanti e organizzatori dell’attentato rende difficile una ricostruzione completa del contesto politico e criminale che ha portato alla strage. Rimane la domanda su chi abbia realmente ordinato e finanziato l’attentato, e su quale fosse il ruolo dei servizi segreti e della P2 in questa tragedia. L’impegno per la verità e la giustizia, per la memoria delle vittime e per la comprensione di questo doloroso capitolo della storia italiana, non può mai cessare.