Il patteggiamento revocato
Il ministro della Difesa Usa Lloyd Austin ha annullato a sorpresa l’accordo con Khalid Shaikh Mohammed, Walid bin Attach e Mustafa al-Hawsawi, i tre detenuti a Guantanamo accusati di essere i responsabili degli attacchi dell’11 settembre. Il patteggiamento, firmato il 31 luglio, prevedeva la condanna dei tre terroristi in cambio dell’abolizione della pena di morte. Austin ha assunto l’intera responsabilità della decisione, dichiarando: “La responsabilità di una decisione cade su di me. Con effetto immediato e nell’esercizio della mia autorità, ritiro i tre accordi firmati il 31 luglio”.
Il capo del Pentagono ha inoltre sollevato Susan K. Escalier, alto funzionario del dipartimento della Difesa responsabile delle commissioni militari, dalla sua supervisione del caso. Escalier aveva firmato l’accordo in base al quale Mohammed e i suoi associati si dichiaravano colpevoli dei reati che gli sono contestati da anni, inclusa l’uccisione di 2.976 persone. Il patteggiamento prevedeva anche che Mohammed rispondesse a tutte le domande dei familiari delle vittime sulla genesi e la dinamica degli attentati, in un processo di “giustizia ristorativa”.
La decisione di Austin ha suscitato reazioni contrastanti. I legali dei tre detenuti si sono detti “scioccati e delusi”, mentre le famiglie delle vittime hanno accolto con favore la revoca del patteggiamento e il ritorno della pena di morte come possibile punizione.
Le reazioni al ritiro del patteggiamento
La decisione di Austin ha suscitato un’ondata di reazioni. Le famiglie delle vittime, che avevano espresso la loro delusione per l’accordo iniziale, si sono dette soddisfatte per il ritorno della possibilità di giustizia capitale. “Sono contenta di vedere il coinvolgimento del Pentagono, e lieta che la pena di morte sia tornata come una possibilità”, ha dichiarato Terry Strada, che ha perso il marito nell’attacco al World Trade Center. Kathleen Vigiano, ex agente di polizia che ha perso il marito e il cognato nelle Torri Gemelle, ha definito l’annuncio del Pentagono un “regalo per la nostra famiglia”. Vigiano, da anni attende un processo ai tre terroristi per poter rispondere alle sue domande più pressanti, ovvero “come è stato pianificato l’attacco e chi sapeva cosa”.
I legali dei tre detenuti, invece, si sono detti “scioccati e delusi” dalla posizione di Austin. Secondo indiscrezioni, il capo del Pentagono avrebbe deciso in autonomia, senza il coinvolgimento della Casa Bianca. Austin era all’estero quando l’accordo è stato firmato e annunciato ed è rientrato negli Stati Uniti solo il giorno successivo.
Il futuro del processo
Con il patteggiamento annullato, è probabile che il giudice militare, il colonnello Matthew N. McCall, riprenda ad ascoltare le testimonianze nelle prossime settimane. McCall sta lavorando per decidere su una serie di ricorsi presentati dagli avvocati difensori, inclusa la possibilità di escludere confessioni fondamentali per il governo. Da un decennio, infatti, ci si concentra sulla questione delle torture a cui sono stati sottoposti i terroristi – nel caso di Mohammed 183 sessioni di waterboarding – e sulla possibilità che queste avessero contaminato le prove contro di loro. La decisione di Austin ha riaperto il dibattito sulla giustizia per i responsabili della strage dell’11 settembre e ha sollevato nuove domande sulla possibilità di un processo equo.
Un passo controverso
La decisione di Austin è un passo controverso, che solleva importanti questioni di giustizia e di diritti umani. Da un lato, è comprensibile la rabbia e la delusione delle famiglie delle vittime, che desiderano un processo equo e una punizione adeguata per i responsabili della strage. Dall’altro, è importante garantire che i diritti dei detenuti siano rispettati e che il processo sia condotto in modo equo e imparziale. La questione delle torture e della possibile contaminazione delle prove è un elemento fondamentale che dovrà essere attentamente valutato. La revoca del patteggiamento apre la strada a un nuovo capitolo nel processo, con un’incertezza sul futuro del caso e sulle possibilità di ottenere una giustizia effettiva per le vittime e i loro familiari.