Il salto di specie dell’influenza aviaria H5N1
Una ricerca condotta dalla Cornell University di New York, pubblicata sulla rivista Nature, ha svelato i passaggi che hanno permesso al virus H5N1 dell’influenza aviaria di fare il salto di specie dagli uccelli ai mammiferi, in particolare ai bovini. Lo studio ha dimostrato che il virus ha acquisito la capacità di trasmettersi tra bovini, molto probabilmente anche per via aerea, e che questa trasmissione è efficiente e sostenuta.
I ricercatori hanno analizzato i dati epidemiologici e genomici, evidenziando come il virus si sia diffuso in diversi allevamenti di bovini negli Stati Uniti. L’analisi ha dimostrato che il virus è in grado di attraversare le barriere di specie grazie a un’interfaccia non tradizionale e che la sua capacità di infettare e replicarsi nei bovini è molto elevata.
Il virus non si diffonde ancora da uomo a uomo
Nonostante la preoccupazione per la trasmissione del virus tra i mammiferi, lo studio ha rassicurato sul fatto che al momento il virus H5N1 non ha caratteristiche tali da permettere il contagio da uomo a uomo. L’analisi genetica del virus non ha rivelato mutazioni che potrebbero renderlo più trasmissibile tra gli esseri umani.
Tuttavia, i ricercatori hanno sottolineato la necessità di monitorare attentamente l’evoluzione del virus, in quanto potenziali mutazioni future potrebbero portare all’adattamento ai mammiferi e alla trasmissione efficiente negli esseri umani.
Il virus infetta altri mammiferi e si replica nelle cellule della ghiandola mammaria
Lo studio ha dimostrato che il virus H5N1 può infettare diversi mammiferi, oltre ai bovini, come gatti e procioni. La ricerca ha evidenziato la presenza di alte cariche virali nel latte di mucche infette, indicando che il virus si replica nelle cellule della ghiandola mammaria. La pastorizzazione, tuttavia, è in grado di uccidere il virus.
I ricercatori hanno anche ipotizzato che la contaminazione ambientale o di aerosol durante la mungitura o la pulizia dei recipienti utilizzati per la mungitura potrebbe essere la causa dell’infezione negli uccelli selvatici trovati morti nelle fattorie.
Un’analisi dettagliata dell’evoluzione del virus
Lo studio ha ricostruito l’evoluzione del virus dell’aviaria negli Stati Uniti a partire dal gennaio 2022, quando si registrarono milioni di morti tra gli uccelli domestici e migliaia tra gli uccelli selvatici. Si riteneva che le mucche fossero infettate da uccelli selvatici, con sintomi che andavano dalla riduzione dell’appetito a difficoltà respiratorie, fino a una produzione di latte inferiore e anomalie nella qualità del latte.
Negli ultimi due anni, negli Stati Uniti sono stati identificati 11 casi di influenza aviaria nell’uomo, di cui 4 collegati ad allevamenti di bovini e 7 ad allevamenti di pollame. I 4 casi più recenti, segnalati in Colorado, sono stati collegati allo stesso ceppo del virus presente nelle mucche da latte della stessa contea.
Un’analisi dettagliata dell’evoluzione del virus
Lo studio ha ricostruito l’evoluzione del virus dell’aviaria negli Stati Uniti a partire dal gennaio 2022, quando si registrarono milioni di morti tra gli uccelli domestici e migliaia tra gli uccelli selvatici. Si riteneva che le mucche fossero infettate da uccelli selvatici, con sintomi che andavano dalla riduzione dell’appetito a difficoltà respiratorie, fino a una produzione di latte inferiore e anomalie nella qualità del latte.
Negli ultimi due anni, negli Stati Uniti sono stati identificati 11 casi di influenza aviaria nell’uomo, di cui 4 collegati ad allevamenti di bovini e 7 ad allevamenti di pollame. I 4 casi più recenti, segnalati in Colorado, sono stati collegati allo stesso ceppo del virus presente nelle mucche da latte della stessa contea.
Un’analisi attenta e un futuro incerto
Lo studio della Cornell University fornisce un quadro dettagliato dell’evoluzione del virus H5N1 e della sua capacità di trasmettersi tra mammiferi. Sebbene al momento non ci siano prove di una trasmissione da uomo a uomo, la possibilità di future mutazioni che potrebbero rendere il virus più trasmissibile tra gli esseri umani rimane una seria preoccupazione. È fondamentale continuare a monitorare attentamente l’evoluzione del virus e ad adottare misure preventive per proteggere la salute pubblica.