Un missile uccide 12 bambini a Majdal Shams
Il pomeriggio di sabato, un missile Falaq di produzione iraniana ha colpito un campetto di calcio a Majdal Shams, un villaggio del Golan settentrionale, uccidendo 12 bambini e ragazzi tra i 10 e i 15 anni. Il missile, lanciato dal Libano con una testata di 53 kg di esplosivo, ha colpito con violenza il campetto, dove i bambini si erano radunati per un giorno festivo.
Uno dei ragazzi risulta disperso, la bomba lo ha polverizzato, secondo i soccorritori. Il ritrovamento di alcuni resti umani ha alimentato la speranza di ritrovare l’adolescente scomparso, ma le speranze sono poche.
La tragedia ha sconvolto la comunità drusa, che ha assistito con dolore ai funerali delle giovani vittime. I parenti hanno guardato con occhi increduli le bare bianche dei loro figli, nipoti e parenti, strappati alla vita in modo così violento e improvviso.
Il dolore e la rabbia della comunità drusa
La comunità drusa, pacifico popolo che ha sempre cercato di evitare la violenza, è stata colpita duramente da questa tragedia. I bambini di Majdal Shams, abituati a giocare nel campetto di calcio, ora hanno paura. “Adesso abbiamo paura a giocare qui. Non ci dovrebbero uccidere noi bambini”, dicono Alen, Nil e Usai, tre bambini di 9, 10 e 11 anni, che hanno assistito ai funerali e ora guardano con occhi tristi il via vai di militari, reporter e soccorritori.
La rabbia ha preso il sopravvento sulla tradizionale pacatezza della comunità drusa. Durante i funerali, alcuni hanno rivolto parole di protesta ai ministri israeliani presenti, accusandoli di aver abbandonato la comunità. “Ci avete abbandonato per nove mesi e ora siete qui?”, ha urlato un uomo al ministro dell’Economia Nir Barkat e al ministro della Protezione Ambientale Idit Silman.
La comunità drusa chiede a Israele una risposta decisa contro gli attacchi che subiscono da mesi. “Vogliamo armi, ci servono per combattere. Chiediamo a Israele, e noi siamo cittadini israeliani, la guerra totale contro Hezbollah, contro il Libano, contro i jihadisti della Siria e dell’Iraq che tutti i giorni ci attaccano”, ha detto Anan, 27 anni, di una grande famiglia drusa. “Non possiamo più aspettare che continuino a colpirci. Ora è arrivato il momento”, ha aggiunto con determinazione.
La richiesta di sicurezza e di una risposta decisa
La comunità drusa chiede a Israele di proteggerla dagli attacchi che subisce da mesi. “Israele è il nostro Stato. Ma dov’è Israele, dov’è il nostro Stato? Ci deve proteggere. Sono nove mesi che veniamo attaccati. Abbiamo bisogno di sicurezza, Israele deve distruggere Nasrallah, perchè Hezbollah vuole distruggere noi. Noi sappiamo come rispondere e dobbiamo rispondere”, ha detto Samir Hallabi, testimone del massacro nel villaggio.
La tragedia di Majdal Shams ha messo in luce la vulnerabilità della comunità drusa, che si trova in una zona di confine tra Israele, Libano e Siria, e che è costantemente minacciata da attacchi di gruppi armati. La comunità chiede a Israele di fornire una risposta decisa e di garantire la sicurezza dei suoi cittadini.
La tragedia di Majdal Shams: un monito per la pace
La tragedia di Majdal Shams è un monito per la pace. La comunità drusa, che ha sempre cercato di evitare la violenza, è stata colpita duramente da questo atto di barbarie. La rabbia e il dolore sono comprensibili, ma è importante che la comunità drusa non ceda alla vendetta. La pace è l’unica soluzione per risolvere i conflitti che affliggono la regione. La comunità internazionale deve fare di più per garantire la sicurezza delle popolazioni civili e per promuovere la pace in Medio Oriente.