La “faida tra trapper” arriva in Appello
La Corte d’Appello di Milano ha emesso una sentenza che conferma la condanna per Simba La Rue e altri membri della sua ‘crew’ per un violento episodio di pestaggio e rapina avvenuto a Milano nel marzo 2022. Il processo ha visto al centro le accuse di lesioni e rapina per un’aggressione in via Settala, commessa dal gruppo con l’obiettivo di “sfregio e punizione” nei confronti di un giovane appartenente a un gruppo rivale. La Corte ha definito l’episodio come una “escalation di violenza e giustizia spettacolo”, sottolineando la brutalità dell’aggressione e la successiva pubblicazione di video e scritte sui social media.
La riduzione della pena
Nonostante la conferma della condanna, la Corte ha deciso di ridurre lievemente la pena per alcuni degli imputati, tra cui Simba La Rue. La motivazione per questa decisione risiede nelle “manifestazioni di resipiscenza” da parte degli imputati, che si sono tradotte anche nel versamento di una somma di denaro a titolo di risarcimento del danno alla vittima della rapina.
La condanna per la ragazza
Per una ragazza imputata e condannata, la Corte ha ritenuto impossibile la riduzione della pena, in quanto già inflitto il minimo. Tuttavia, la Corte ha evidenziato la sua “disponibilità alla violenza”, definendola un “sintomo di un disagio personale serio”.
Il percorso rieducativo
La Corte ha sottolineato la necessità di un “adeguato percorso rieducativo” per tutti gli imputati, non solo per la loro riabilitazione personale, ma anche per il bene della “collettività”. Questo percorso si configura come un elemento fondamentale per affrontare la violenza e il disagio sociale che hanno caratterizzato il contesto della “faida tra trapper”.
Considerazioni sul fenomeno
La sentenza della Corte d’Appello di Milano getta luce su un fenomeno inquietante che sta emergendo nel mondo della musica trap: la “faida tra trapper”. La violenza, l’ostentazione e l’utilizzo dei social media come palcoscenico per la “giustizia spettacolo” sono elementi che destano preoccupazione. È necessario un intervento mirato per contrastare questo fenomeno, non solo con azioni repressive, ma anche con iniziative di prevenzione e rieducazione.