Un’intimazione a curarsi e la minaccia di una sospensione “a divinis”
Nuovi documenti provenienti dall’Archivio Apostolico Vaticano svelano un capitolo oscuro della storia dei Legionari di Cristo e del suo fondatore, Marcial Maciel Degollado. Un foglio dattiloscritto datato 1 ottobre 1956, firmato da Giovanni Battista Scapinelli, allora numero tre della Congregazione per i Religiosi, rivela un’intimazione inviata a Maciel su impulso di Pio XII. Il documento, riportato dal Corriere della Sera, indica che il Papa aveva ordinato a Maciel di curarsi e di interrompere ogni contatto con i suoi alunni religiosi, con la minaccia di una sospensione “a divinis” in caso di mancato rispetto dell’ordine.
L’intimazione, che si basa su “gravi ragioni” non specificate, fa luce su una conoscenza precoce dei problemi di Maciel da parte della gerarchia ecclesiastica, ben prima dello scandalo che scoppiò nel 2006. La scoperta di questi documenti, che erano stati pubblicati online da alcune delle vittime di Maciel, ha suscitato un’ondata di polemiche e interrogativi.
La cancellazione dell’ordine di sospensione e la “volontà di non sapere”
Un aspetto sconcertante emerge dal confronto tra il documento originale e la sua versione online. Il testo del 1 ottobre presenta una cancellatura a penna dell’ipotesi di sospensione “a divinis”, e Scapinelli riferisce di un incontro con Maciel e il cardinale Giuseppe Pizzardo, suo grande protettore, al termine del quale gli ordini contenuti nella bozza originale scompaiono.
Il 3 ottobre, Maciel scrive una lettera in cui si dice “umilmente” disposto a curarsi, descrivendo le sue condizioni di salute come “soddisfacenti” e allegando un certificato medico. Ribadisce di essere vittima di un'”accusa calunniosa”, e conclude vantandosi delle proprietà acquistate dai suoi Legionari di Cristo. La pratica contro di lui continuava, ma con resistenze crescenti, come dimostrano le carte degli archivi.
Il titolo dei documenti online, “La voluntad de no saber”, la volontà di non sapere, e il sottotitolo “Quello che già si conosceva su Maciel negli Archivi vaticani”, suggeriscono una volontà di occultamento da parte della Chiesa, una sorta di “volontà di non sapere” riguardo alle azioni di Maciel.
Un buco temporale di mezzo secolo e la copertura delle gerarchie ecclesiastiche
Dopo la morte di Pio XII il 9 ottobre 1958, Maciel continuò la sua opera, nonostante le accuse di pedofilia e di una doppia vita. Fu solo nel 2006 che fu condannato per numerosi casi di abuso sessuale, e nel 2010, su iniziativa di Benedetto XVI, che i Legionari di Cristo furono commissariati. Questo buco temporale di mezzo secolo solleva interrogativi sulla copertura delle gerarchie ecclesiastiche e sulla loro indulgenza nei confronti di Maciel.
Le carte degli archivi suggeriscono due ragioni principali per questa indulgenza. Maciel si presentava come un grande reclutatore di seminaristi e sacerdoti, soprattutto in un Messico anticlericale come quello degli anni Cinquanta. Inoltre, presentava i Legionari di Cristo come perseguitati dai comunisti. Maciel mise in piedi una rete finanziaria che gli permise di distribuire denaro in Vaticano, creando una rete di protezioni che gli garantirono impunità.
Il ruolo della Chiesa e la responsabilità della gerarchia
La scoperta di questi documenti solleva questioni cruciali sul ruolo della Chiesa e sulla responsabilità della gerarchia ecclesiastica. Il fatto che Pio XII fosse a conoscenza dei problemi di Maciel e che l’intimazione di curarsi sia stata modificata, suggerisce una complicità da parte della Chiesa nel permettere a Maciel di continuare la sua opera, nonostante le accuse di pedofilia e di una doppia vita.
La “volontà di non sapere” che emerge dai documenti pone interrogativi sulla capacità della Chiesa di affrontare i propri errori e di garantire la protezione dei più vulnerabili. Il caso Maciel è un monito sulla necessità di una maggiore trasparenza e di una maggiore responsabilità da parte della gerarchia ecclesiastica nel contrastare gli abusi e nel proteggere le vittime.
La responsabilità della Chiesa e la necessità di trasparenza
La scoperta di questi documenti solleva questioni cruciali sul ruolo della Chiesa e sulla sua responsabilità nel proteggere i più vulnerabili. La “volontà di non sapere” che emerge dai documenti è un segnale preoccupante e pone interrogativi sulla capacità della Chiesa di affrontare i propri errori e di garantire la protezione dei più vulnerabili. La necessità di una maggiore trasparenza e di una maggiore responsabilità da parte della gerarchia ecclesiastica è un imperativo per contrastare gli abusi e per garantire la giustizia alle vittime.