Un anno di successi e una nuova prospettiva
Angelina Mango, classe 2001, ha vissuto un anno da sogno. La vittoria a Sanremo, l’Eurovision Song Contest, il riconoscimento del New York Times come stella nascente della scena internazionale e il disco d’esordio “poké melodrama” in vetta alla classifica Fimi Album, un successo che in Italia nel 2024 è stato raggiunto solo da Taylor Swift. In un’intervista a Vanity Fair, la cantante racconta di come ha affrontato questo periodo intenso e di come sta lavorando su se stessa.
“Avevo una convinzione: la mia storia era già nota, il mio cognome mi precedeva. Non ero da scoprire. Negli occhi di chi mi conosceva per la prima volta leggevo il mio passato. E allora perché parlarne, non ne vedevo l’utilità. Poi, ho capito che avevo qualcosa di inedito: la mia prospettiva. È una conquista recente, dell’ultimo anno.”
L’eredità di famiglia e la ricerca di un’identità
Angelina Mango è figlia d’arte: il padre Pino Mango, la madre Laura Valente, voce storica dei Matia Bazar, e il fratello Filippo, batterista. La musica è sempre stata presente nella sua vita, ma la cantante ammette di aver sognato un futuro diverso.
“Non mi stupisce quando mi dicono che sono qui solo per il mio cognome. Ma chi mi ascolta non ha questo tipo di pregiudizio nei miei confronti. Nessuno è costretto ad ascoltare nessuno. Non c’è niente di più sincero del rapporto tra il pubblico e l’artista. In casa era naturale parlare di musica, occuparsi di musica, vivere di musica. Io la respiravo. Sapevo che sarebbe stato il mio futuro e sognavo altro: la danza, la carriera da ricercatrice.”
Sanremo, il confronto con il padre e la musica come espressione di sé
La prima reazione di Angelina quando le è stato proposto di partecipare al Festival di Sanremo è stata: “Non ce la farò mai”. Nella serata delle cover, ha scelto di portare “La Rondine”, un successo del padre. La cantante racconta di non volersi porre il problema se a lui sarebbe piaciuta la sua musica.
“Non voglio chiedermelo, sarebbe un lampo fine a sé stesso e forse nocivo. La mia musica è distante dalla sua, dai suoi gusti, è indubbio. Tengo lontano anche l’affanno di essere all’altezza di ciò che mi ha trasmesso. Semplicemente tento di onorare il talento e coltivare la naturalezza che avverto sul palco.”
La generazione di Angelina e la libertà di espressione
Angelina Mango descrive la sua generazione come libera da pregiudizi, aperta e elastica.
“È libera, aperta, elastica. Affronta ogni argomento senza vergogna: i traumi, i disagi, l’amore, i sentimenti… E poi, scende in piazza, preferisce uscire invece che frequentarsi online, va ai concerti piuttosto che chiudersi in un mondo virtuale.”
Il rapporto complesso con la propria immagine
La cantante ammette di avere un rapporto complesso con il suo aspetto fisico.
“Questo mestiere mi porta ad avere un contatto continuo con la mia immagine. Non sono una campionessa di autostima, per cui è difficile. Non sono una giovane donna risolta, non so se mai lo sarò, però ci sto lavorando con il supporto di più persone possibili.”
Un’eredità musicale e una ricerca di identità
La storia di Angelina Mango è un esempio di come la musica possa essere un’eredità familiare ma anche un percorso di scoperta personale. La cantante si confronta con il peso del cognome e con la musica del padre, cercando di trovare la propria voce e di esprimere la propria identità artistica. La sua generazione, libera e aperta, rappresenta una nuova sensibilità che si confronta con le sfide del presente, tra cui il rapporto con la propria immagine e la ricerca di un equilibrio tra vita reale e virtuale.