Condanna per l’omicidio di Filippo Piccione
La Corte di Assise di Catanzaro ha emesso una sentenza di ergastolo nei confronti di Salvatore Lo Bianco, di 51 anni, e di 28 anni di reclusione per Rosario Lo Bianco, di 55 anni, entrambi ritenuti appartenenti alla cosca di ‘ndrangheta Lo Bianco. La sentenza riguarda l’omicidio del geologo Filippo Piccione, di 55 anni, avvenuto il 21 febbraio 1993 nel centro di Vibo Valentia.
La sentenza, emessa dal presidente Massimo Forciniti, ha accolto quasi integralmente le richieste del pubblico ministero, il sostituto procuratore della Dda Veronica Calcagno, espresse durante la requisitoria del 2 luglio scorso. A Rosario Lo Bianco sono state riconosciute le attenuanti generiche.
Il ruolo dei collaboratori di giustizia
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Andrea Mantella e Totò Mazzeo sono state determinanti per l’esito del processo. I due pentiti hanno indicato Salvatore Lo Bianco come l’esecutore materiale dell’omicidio di Piccione.
Secondo le loro testimonianze, Piccione sarebbe stato ucciso perché sospettato di essere coinvolto nell’omicidio di Leoluca Lo Bianco, membro dell’omonimo gruppo criminale, avvenuto in un terreno di proprietà del geologo.
La costituzione di parte civile
I familiari della vittima si sono costituiti parte civile nel processo, rappresentati dagli avvocati Francesco Gambardella e Danilo Iannello.
Un processo concluso dopo quasi 30 anni
La sentenza emessa dalla Corte di Assise di Catanzaro segna la conclusione di un processo lungo quasi 30 anni, restituendo giustizia alla famiglia di Filippo Piccione. Il processo, basato in gran parte sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, ha portato alla luce un capitolo oscuro della storia criminale della ‘ndrangheta, evidenziando ancora una volta il ruolo centrale della cosca Lo Bianco nel panorama criminale vibonese.