Fermo convalidato e accuse gravi
Due carabinieri, uno in servizio alla compagnia di Luino (Varese) e l’altro alla stazione di Malnate, sono stati fermati sabato 6 luglio con l’accusa di tentato omicidio ai danni di un giovane migrante trovato ferito a Castiglione Olona. Il fermo è stato convalidato dal gip del tribunale di Varese, che ha disposto la custodia cautelare in carcere per i due militari, immediatamente sospesi dall’Arma.
Secondo quanto comunicato dal procuratore di Varese Antonio Gustapane, i carabinieri sono accusati anche di rapina aggravata (con più episodi contestati), sequestro di persona e possesso abusivo di armi. I due militari, nelle loro dichiarazioni, avevano sostenuto di aver agito per legittima difesa, ma le indagini avrebbero svelato un quadro ben diverso.
Indizi di attività criminale nei boschi dello spaccio
L’accoltellamento del giovane migrante, ancora non identificato, sarebbe avvenuto in una zona nota per lo spaccio di droga. Emerge che i due carabinieri, alcune ore prima dell’aggressione, avevano chiesto ad una pattuglia di colleghi di allontanarsi dalla zona per non attirare l’attenzione degli spacciatori, fingendo di essere “sotto copertura”. Tuttavia, erano liberi dal servizio e senza alcun ordine, un comportamento del tutto estraneo alle procedure dell’Arma.
Le ulteriori accuse nei confronti dei carabinieri lasciano intendere che la loro attività nei boschi di Castiglione Olona non fosse di natura repressiva, ma probabilmente finalizzata a trarre profitto dalle attività di spaccio che avrebbero dovuto invece contrastare.
Un caso allarmante per l’integrità delle forze dell’ordine
Il caso dei due carabinieri coinvolti in un’indagine per tentato omicidio e altre gravi accuse solleva forti preoccupazioni sull’integrità delle forze dell’ordine. È un evento che mina la fiducia dei cittadini nelle istituzioni e richiede un’indagine approfondita e trasparente per fare piena luce sui fatti e garantire che simili episodi non si ripetano.