La Repressione Continua
A tre anni dalle storiche proteste dell’11 luglio 2021 a Cuba, che hanno scosso il regime castrista, le accuse di repressione da parte del governo nei confronti delle voci dissidenti continuano ad arrivare da attivisti e oppositori. Secondo la docente universitaria Alina Bárbara López, lo Stato cubano starebbe reprimendo violentemente i cittadini per impedire l’esercizio di diritti fondamentali come la libertà di espressione, di movimento e di associazione, diritti sanciti anche dalla Costituzione cubana.
Le Proteste del 2021
L’11 e il 12 luglio 2021, migliaia di persone sono scese nelle strade di Cuba gridando “Libertà” e “Abbiamo fame”, in quello che è stato considerato il più grande movimento di protesta dal trionfo della rivoluzione cubana nel 1959. Le manifestazioni, che hanno visto un’ondata di rabbia popolare contro la crisi economica e le restrizioni del governo, sono state represse con durezza dalle forze dell’ordine.
I Dati Sulle Condanne
Secondo i dati ufficiali del governo cubano, che accusa gli Stati Uniti di aver orchestrato le proteste, circa 500 persone sono state condannate per la loro partecipazione alle manifestazioni, con pene che arrivano fino a 25 anni di prigione. L’ong Justicia11J, che si batte per i diritti dei detenuti, stima che 607 persone siano tuttora in carcere.
Minacce e Molestie
L’organizzazione per i diritti umani Cubalex, con sede a Miami, ha denunciato sui social media che questa settimana diversi attivisti e dissidenti sono stati oggetto di molestie e minacce da parte della Sicurezza dello Stato cubana.
Un Clima di Paura
Le accuse di repressione a Cuba, a tre anni dalle proteste, sono un segnale preoccupante. La libertà di espressione e di associazione sono pilastri fondamentali di una società democratica e la loro violazione alimenta un clima di paura e di incertezza. È fondamentale che la comunità internazionale continui a monitorare la situazione a Cuba e a chiedere al governo trasparenza e rispetto dei diritti umani.