L’accusa di genocidio contro Áñez e altri funzionari
La procura boliviana ha richiesto una condanna a 30 anni di reclusione per l’ex presidente ad interim, Janine Áñez, in relazione alla violenta repressione di una manifestazione antigovernativa avvenuta il 19 novembre 2019. Oltre ad Áñez, l’accusa di genocidio è rivolta anche agli ex ministri di governo Arturo Murillo (Difesa) e Fernando López (Idrocarburi), nonché a Victor Hugo Zamora e a 14 militari e funzionari di polizia.
La repressione della protesta e le accuse
Secondo la procura, le forze dell’ordine intervenute per controllare la manifestazione di “civili disarmati” presso uno stabilimento della compagnia petrolifera statale Ypfb, avrebbero messo in atto “azioni repressive sproporzionate”. L’accusa sostiene che siano state utilizzate armi con munizioni da guerra, veicoli blindati, elicotteri e aerei da combattimento, causando la morte di 10 persone.
L’inizio del processo
Il processo contro Áñez e gli altri imputati è previsto iniziare il prossimo 2 settembre. L’accusa di genocidio, se provata, potrebbe portare a pene detentive molto severe per gli imputati.
Un processo delicato con implicazioni politiche
Il processo contro Janine Áñez si presenta come un evento molto delicato, con implicazioni politiche significative per la Bolivia. La vicenda riporta alla luce un periodo di instabilità politica nel paese, e il processo potrebbe avere un impatto importante sul panorama politico boliviano. Sarà interessante osservare come si svilupperà il processo e quali saranno le conseguenze della sentenza, qualora venga emessa una condanna.