Aggravanti per le proteste contro opere pubbliche
Un emendamento al ddl sicurezza, presentato dalla Lega e approvato in commissione alla Camera, introduce una nuova aggravante per chi usa violenza o minaccia contro un pubblico ufficiale “al fine di impedire la realizzazione di un’opera pubblica o un’infrastruttura strategica”. La norma, inizialmente formulata in modo più stringente, è stata riformulata e sottoscritta anche da Fratelli d’Italia e Forza Italia.
La misura ha suscitato forti critiche da parte delle opposizioni, che la definiscono “liberticida” e un attacco alla libertà di manifestazione. Il deputato dem Matteo Mauri ha parlato di un “giro di vite liberticida senza precedenti”, mentre la pentastellata Valentina D’Orso ha ironicamente chiesto se l’aggravante sia legata al non pensare come il governo. Anche la Cgil ha espresso preoccupazione per una “concezione della democrazia sempre più preoccupante”, mentre Riccardo Magi di +Europa ha definito la norma “assurda e incostituzionale”, accusando il governo di fare “il processo alle intenzioni”.
La difesa del governo
Il governo, tuttavia, ha difeso la norma, sostenendo che non si sanziona il dissenso, ma la violenza o la minaccia. Il sottosegretario all’Interno Nicola Molteni ha precisato che la norma è più rivolta alle proteste contro la Tav che contro il Ponte, e che si può dissentire “nel rispetto delle regole”.
Raddoppio delle spese legali per le forze dell’ordine
Il provvedimento prevede anche il raddoppio delle spese legali per le forze dell’ordine o agenti indagati per fatti inerenti al servizio, con un tetto di 10mila euro e uno stanziamento di 860mila euro annui dal 2024. Matteo Salvini ha definito la misura un “risultato storico”, mentre l’Associazione dei Volontari per la Sicurezza ha precisato che la norma non si applica a tutti i dipendenti della pubblica amministrazione.
Slittamento dell’approdo in Aula
L’approdo in Aula del ddl sicurezza, inizialmente previsto per il 25 luglio, è stato posticipato al 5 agosto a causa dell’ingorgo di decreti da convertire entro la pausa estiva. La discussione generale si terrà il 5 agosto, mentre il via libera di Montecitorio è previsto per settembre. Le commissioni riprenderanno l’esame la prossima settimana.
Un dibattito acceso sulla libertà di protesta
La norma in questione solleva un dibattito complesso sulla libertà di protesta e sul ruolo dello Stato nel gestire il dissenso. Da un lato, è comprensibile la necessità di tutelare l’ordine pubblico e la sicurezza dei pubblici ufficiali. Dall’altro, è fondamentale garantire la libertà di espressione e di manifestazione, pilastri di una democrazia sana. La chiave sta nel trovare un equilibrio tra queste due esigenze, evitando misure che possano limitare in modo eccessivo il diritto di protesta.