Dubbi sul futuro dell’Ilva: le parole di Antonio Gozzi
Secondo Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e special advisor di Confindustria, il piano industriale per l’Ilva di Taranto si trova ad affrontare due ostacoli fondamentali prima di poter essere realizzato. Questi nodi, secondo Gozzi, sono legati all’assegnazione delle quote gratuite di emissione di CO2 e alle percentuali di idrogeno necessarie per il funzionamento degli impianti Dri.
Gozzi ha espresso queste considerazioni a margine di un incontro a Genova, commentando l’annuncio del ministro Urso riguardo a un quarto interessato per Acciaierie d’Italia, proveniente da un Paese del G7, oltre alle due imprese indiane e agli ucraini di Metinvest.
Il nodo delle quote di emissione di CO2
Gozzi si è concentrato sulla questione delle quote di emissione di CO2, sottolineando che la regolamentazione europea prevede la cancellazione delle quote gratuite per gli altiforni entro il 2030. Questa previsione, secondo il presidente di Federacciai, avrebbe conseguenze decisive per l’Ilva, rendendo impossibile il ripristino dell’altoforno 5, che richiederebbe un investimento di 650 milioni di euro.
Secondo Gozzi, non avrebbe senso investire in un altoforno destinato a essere chiuso nel 2032 a causa della mancanza di quote gratuite di CO2, rendendo l’investimento economicamente insostenibile.
L’incognita dell’idrogeno negli impianti Dri
Gozzi ha poi evidenziato un’altra criticità legata agli impianti Dri, utilizzati per la produzione di acciaio liquido con forno elettrico. Secondo quanto riportato, una lettera della commissaria europea Vestager, rivolta all’Italia, prevede l’utilizzo di una percentuale di idrogeno miscelato al gas negli impianti Dri pari al 40% nei primi tre anni e al 70% a partire dal quarto anno.
Gozzi ha definito questa richiesta “incredibile”, sostenendo che attualmente non esiste in Europa, e nemmeno in Italia, una produzione di idrogeno sufficiente a soddisfare tale fabbisogno. Secondo i suoi calcoli, le attuali capacità produttive non sarebbero in grado di soddisfare le richieste imposte dalla lettera di Vestager.
Le sfide per il futuro dell’Ilva
Le dichiarazioni di Gozzi evidenziano le complessità che si celano dietro il futuro dell’Ilva di Taranto. La questione delle quote di emissione di CO2 e l’utilizzo dell’idrogeno negli impianti Dri pongono sfide concrete per un eventuale investitore, richiedendo soluzioni concrete e sostenibili dal punto di vista economico ed ambientale. La mancanza di chiarezza su questi due punti potrebbe rappresentare un deterrente per gli investitori, rendendo incerto il destino dell’acciaieria.